Bif&st sotto il segno di Bellocchio: “Per ‘I pugni in tasca’ volevo Gianni Morandi, il padre disse che lo avrebbe preso a calci”

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Una folla lunghissima e un teatro pieno per l’appuntamento con Marco Bellocchio al Bif&st, che quest’anno gli dedica un maestoso tributo con 17 dei suoi movie da lui scelti personalmente. Si parte col folgorante esordio, I pugni in tasca (1965) un’opera che ha segnato un’epoca. scardinando la famiglia che segretamente molti ormai vedevano come una gabbia da cui l’unica liberazione period il matrimonio.

Cannes, Sorrentino e Favino: “Bellocchio maestro di imprevedibile ironia”

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Pugni in tasca e nello stomaco

Quel movie fu uno schiaffo che sgretolava la famiglia borghese alla base di tanto cinema finora. Alla famiglia il cineasta è tornato di recente con il documentario intimo Marx può aspettare il titolo da una frase che gli disse il fratello gemello, poi morto suicida. “Non mi sono posto la domanda se tornerò a esplorare il tema, a distanza di tanti anni ho fatto due movie molto liberi. Nel caso del primo, mi ero appena diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia e avevo concepito questa storia, e con l’animo pratico cercai i soldi per realizzarlo. Non mi sentivo adatto a quella gavetta che pure grandi autori avevano fatto, assistenti di altri, aiuto e così by way of. Ho pensato: provo a fare il movie e poi, se non va, farò un’altra cosa. Non avevo nulla da perdere”. Per finanziare il movie si rivolse alla casa di produzione di Ermanno Olmi e Tullio Kezich, che però non erano interessati e come poi fece ottenere alla sua famiglia un prestito da una banca che fu risarcita dal successo del movie.

“Avrei voluto Gianni Morandi”

Per il ruolo del protagonista inquieto, Bellocchio ha raccontato che aveva valutato Gianni Morandi, “ma suo padre disse che se avesse accettato lo avrebbe preso a calci nel sedere, la scelta di Lou Castel fu infine casuale ma fortunata. Alla Mostra del cinema il direttore di allora, Luigi Chiarini non lo prese perché quell’anno avrebbe dovuto vincere Luchino Visconti, che non period mai stato premiato, e infatti prese il Leone d’oro, ma io fui risarcito due anni dopo con il Leone d’argento a La Cina è vicina“. Bellocchio parla delle sue ispirazioni, svela che “più che la nouvelle obscure altri autori che avevo studiato come Alain Resnais, Jean Vigo, il surrealismo che però inizialmente non avevo capito”. Sul fronte dell’accoglienza della critica al movie, “in Unione Sovietica fu proibito perché considerato patologico, Calvino su Rinascita ne scrisse invece molto bene”. Ricorda: “Per l’esterno utilizzammo una villetta che sembrava un luogo di villeggiatura, per gli interni la casa di famiglia con un ampio soggiorno e altri ambienti importanti, nessuno in quasi 60 anni si è mai accorto dell’incongruenza”). Tornando a I pugni in tasca, Marco Bellocchio ha ammesso che il montatore del movie, il regista Silvano Agosti già regista a sua volta, trovò delle soluzioni molto efficaci per dare forza advert alcune sequenze del movie. Del quale si vocifera ora di un remake americano. “Non ne posso parlare” ha detto Bellocchio “so che un regista sta lavorando a un progetto che ha a che fare con il mio movie. Insomma, qualcosa so ma comunque è normale che da una cosa ne possa nascere un’altra”.

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Bellocchio & Calvelli

Dialogo di coppia, artistica e nella vita, tra Bellocchio e Francesca Calvelli, montatrice. Ai due la rivista Bianco e nero, del Centro Sperimentale di Cinematografia che avevano frequentato entrambi, ha dedicato un numero speciale. “Quando mi arriva il materiale girato da Marco” ha raccontato Francesca Calvelli, “all’inizio faccio una gran fatica, perché lui gira molto e mi ritrovo tra le mani tante cose che potrebbero essere montate in maniera diversa. Ma mi capita talvolta di vederlo girare e lì comincio a farmi un’concept, magari facendo dei premontati sui quali inizia un confronto che è sempre molto dialettico”.

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“Quando giravo in pellicola” ha replicato Bellocchio “c’erano i cosiddetti ‘giornalieri’, ovvero le sole riprese, e non i premontati come oggi. Che, nel caso di Francesca, talvolta rimangono più o meno così come sono nel lavoro finito”. “A volte Marco sbatte i piedi” – ha osservato Calvelli – “se ne va dalla sala di montaggio ma poi troviamo sempre delle soluzioni anche se ci vogliono mesi prima che rimanga contento”. “Un caso emblematico della nostra collaborazione” ha ricordato Bellocchio – “è stato durante le riprese di Esterno notte”.

‘Rapito’, a Cannes 2003 il nuovo movie di Marco Bellocchio – La clip in esclusiva

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“Avevo girato il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta proprio nel luogo dove period accaduto, a by way of Fani, con vari problemi logistici” prosegue Bellocchio. “Francesca ha praticamente stravolto il montaggio per come lo avevo pensato e però la sua soluzione si rivelò quella giusta. Un’altra volta lei period assolutamente d’accordo sul montaggio e ci siamo fermati finché non ho rigirato delle scene che hanno consentito di migliorare il movie”.

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“Capita di discutere” ammette la montatrice “ma sono conflitti volanti. In ogni caso resto dell’avviso che il regista debba avere comunque l’ultima parola e anche se talvolta ci possono essere punti di vista diversi, non bisogna a tutti i costi imporre il proprio”.

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