Sergio Castellitto e Valerio Lundini in Senato: “Un movie per cambiare l’assurda ‘legge del secolo’”

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Un movie per cambiare “la legge del secolo”. Un obiettivo ambizioso quello di Alessandro Bardani che ha scritto e diretto, prima a teatro e poi al cinema, Il più bel secolo della mia vita per spiegare l’assurdità di una norma ancora in vigore in Italia: i figli adottivi non riconosciuti alla nascita dalla madre devono aspettare il compimento dei 100 anni di età prima di poter richiedere di conoscere le proprie origini. Come si annotava un tempo con una sigla che period anche un marchio, ‘figli di N.N.’. Ma su questo tema ora un disegno di legge è stato depositato in Parlamento oltre a una mozione parlamentare, anche a fronte della posizione presa dalla Corte di giustizia europea contro il vuoto legislativo esistente in italia.

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Un passo importante per Bardani che ha raccontato con ironia e leggerezza la situazione paradossale prima a teatro e poi al cinema, affidando a Sergio Castellitto il ruolo di un divertente e burbero anziano che, accompagnato da Valerio Lundini, affronta un viaggio fino a Roma nel giorno del suo centesimo compleanno per sapere finalmente chi period sua madre. A teatro la coppia period interpretata da Giorgio Colangeli e Francesco Montanari. Il movie, prodotto da Fortunate Purple e Goon Movies, è stato premiato a Giffoni, uscito lo scorso settembre è ora disponbile su Prime Video.

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Castellitto e Lundini hanno presentato l’iniziativa nella Sala Nassiriya del Senato insieme a Brunori Sas che per il movie ha scritto il brano La vita com’è. “Per un attore, partecipare a un progetto cinematografico che può produrre un cambiamento significativo nella società rappresenta già di per sé una grande soddisfazione – ha affermato Sergio Castellitto – non tutti i desideri si possono considerare un diritto, ma qui è proprio il desiderio che stabilisce il diritto: dal trauma di non essere stati riconosciuti e in qualche modo di essere stati abbandonati, deriva il diritto di conoscere le proprie origini. Ovviamente, c’è anche il diritto parallelo a non volerle conoscere, magari per non riaprire le ferite del trauma, e, altrettanto ovviamente c’è il diritto delle madri a restare sconosciute. Diritti che vanno bilanciati. Ma per tante mamme che hanno scelto di non riconoscere i propri figli, ci saranno anche tante situazioni in cui le donne sono state costrette dalla famiglia o dalla società, per la mentalità del tempo, a non riconoscerli”.

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“Mi sono rivolto alla associazione dei figli adottivi non riconosciuti alla nascita, per empatizzare con il personaggio che dovevo interpretare – ha raccontato Valerio Lundini – e il finale del movie, in cui il protagonista si rivolge a un ministro in relazione alla legge, pare proprio che ora, in qualche modo seppur diverso da quello immaginato nel movie, si stia davvero realizzando”. Spiega infine Brunori Sas: “Ho composto il brano partendo dalla suggestione della sceneggiatura, con la netta sensazione che fosse un movie autentico, che entra in profondità nel cuore delle persone. Sono proprio felice che, in un periodo di disincanto e disillusione, un movie possa stimolare l’approvazione di una nuova legge che cambi l’esistente”.

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