Giorgio Montanini, il comico che visse due volte: “Dal coma al health. La vita mi ha preso a schiaffi e ora è tutto più leggero: come me, 35 kg in meno. Nella risata non ho rivali, Castellitto mi ha salvato”

0
100
giorgio-montanini,-il-comico-che-visse-due-volte:-“dal-coma-al-health-la-vita-mi-ha-preso-a-schiaffi-e-ora-e-tutto-piu-leggero:-come-me,-35-kg-in-meno.-nella-risata-non-ho-rivali,-castellitto-mi-ha-salvato”

«Prima peccavo di presunzione, quando sono ripartito avevo paura, è stato un ricominciare. Prima avevo perso la spensieratezza sul palcoscenico. Ero sempre incazzato, non ero più gioioso. Poi ho cominciato a dare tutto meno per scontato. E oggi è bellissimo». Il prima, per Giorgio Montanini, è stato un blackout micidiale. Quasi un anno fa, a maggio, ha rischiato di morire per le complicanze di una polmonite virale, 45 giorni di coma, poi la ripartenza. Lenta, sofferta, con decisi cambi di prospettiva che non «mi hanno fatto diventare un prete, certo, tutti gli spigoli mi sono rimasti, ma almeno sono molto più sereno». Attore, comico, una gavetta da get up comic nelle province d’Italia, Montanini (classe 1977) arriva questa sera alle 21 al Teatro Dehon di Bologna (by way of Libia, 59) con lo spettacolo “C’è sempre qualcosa da bere”, che sta portando in tour da inizio anno.

Come sta andando? Come si sente?

«Tutto a gonfie vele, lo spettacolo è sempre bought out, ho ritrovato una bella energia col pubblico. La vita mi ha messo in angolo e mi ha dato molti schiaffi. Sono sceso dal piedistallo, lo ammetto con molta sincerità. Adesso trovo tutto più leggero e vivo molto meglio, mi faccio scivolare addosso la pesantezza di certi momenti. Ho anche perso 35 chili: diciamo che ho abbandonato certi vizi e ne ho presi altri, tipo quello del health».

Da dove nasce il titolo dello spettacolo?

«Ecco, appunto, da vecchi vizi. Prima, a qualunque ora, in un locale o in un albergo, c’period sempre qualcosa da bere, sempre l’occasione per non chiudere mai occhio. Ora vivo solo l’eccesso dello sport, però non scriva che sono diventato un santo. Almeno un terzo dello spettacolo racconta la mia vicenda personale. Nella satira, ne sono convinto, per arrivare all’universale bisogna partire dal particolare, da sé stessi. Poi, da questa posizione, si possono anche lanciare invettive contro la società, prima però bisogna pagare un prezzo. Altrimenti si diventa dei guru e non dei comici e non si è più credibili. Io parto dalle mie debolezze e dalle mie esperienze unfavorable, poi lo spettacolo prende il volo e allarga lo sguardo: ci sono la violenza sulle donne, la guerra, l’ambientalismo».

Dove è finito il Giorgio Montanini che mandava tutti a quel paese?

«Ah, esiste ancora. Ma mi sono accorto di non essere invincibile. Se la può rincuorare credo ancora di essere il numero uno della comicità in Italia, non vedo cose nuove in circolazione, magari sto in coma per altri quattro anni, ma non credo che cambierebbe molto. Diciamolo francamente, non ho tanti rivali: perché se mi chiedi di avvitare una lampadina non lo so fare, ma sulla comicità… non scherziamo. Posso dire con sicurezza di essere stato io a far conoscere la get up comedy In Italia. Qui eravamo ancora fermi al cabaret anni Ottanta con “Drive In” e poi “Zelig”».

Anche modesto.

«Sono umile, ma non modesto. Un conto è l’autostima, un conto è la presunzione. Io ho fatto ammenda nella vita, la prendo con umiltà, ma la modestia non mi appartiene, è da ipocriti».

Cosa pensa del politicamente corretto? In television lei è stato quasi sempre sbattuto fuori, sia in Rai che a Mediaset, per i suoi monologhi.

«Naturalmente non mi piace, è un concetto che appiattisce tutto, che banalizza qualsiasi ragionamento. È una gabbia dentro la quale non mi piace per nulla stare».

Ora c’è anche il cinema.

«Essere stato all’ultimo Pageant di Venezia con Pietro Castellitto col movie “Enea” è stato salvifico. Per me, nel vero senso della parola».

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here