Ron torna in tour e omaggia Tenco: “Il mio palco sarà come una sala show”

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Confessa che Una città per cantare resta il brano che lo rappresenta di più. E questo è coerente con la sua scelta di mettere in piedi un tour dopo l’altro, anche dopo oltre 50 anni di carriera. La nuova avventura reside di Ron si intitola Al centro esatto della musica ed è un’esperienza immersiva nel suo mondo sonoro con un palco pensato in modo originale, i suoi successi, qualche brano poco eseguito in concerto e un omaggio a Luigi Tenco con una versione di Lontano lontano. Dopo l’esordio il 27 a Vercelli, Ron sarà in scena in molte grandi città, tra cui Roma (il 3 marzo), Napoli (il 13), Foggia (il 15 e il 16), Pesaro (il 20 aprile), Messina (il 23) e Milano (il 28).

Di nuovo in tour, stavolta nei teatri: che concerto sarà?

“Non ho voluto mettere in piedi un concerto classico, il nostro palco diventerà una sala show, che per me è un luogo sacro. Staremo tra divani, tavoli e io sarò in mezzo ai musicisti a creare musica. La gente, in pratica, si troverà in mezzo alle nostre show. Nessuna finzione, ogni sera inventerò un brano nuovo e i musicisti mi verranno dietro. Vorrei riuscire a creare una vera empatia col pubblico”.

E’ uno degli artisti che continua senza problemi a regalare al pubblico i vecchi successi, però stavolta ripesca anche brani meno conosciuti del suo repertorio come Palla di cannone, una cowl di Damien Rice, e Mi sto preparando di Michael Kiwanuka. Ha mai incontrato questi due artisti?

“Purtroppo no, o soltanto di sfuggita. Però Damien Rice mi piace da sempre, nel 2013 volevo fare un album di cowl di giovani autori compresi loro due e ho fatto un disco che non ha comprato nessuno. Ma mi sono divertito come un pazzo”.

Inevitabile parlare di Lucio Dalla: la mancanza si sente ancora tanto?

“È difficile dimenticarlo. Period una persone talmente completa, sapeva scrivere, inventare, arrangiare, ma non lo ricordo con malinconia, semmai con tenerezza. E poi è sempre lì che ci guarda”.

Lei raramente ha parlato nelle canzoni della sua famiglia. Però nel 2022 ha pubblicato ‘Sono un figlio’, in cui ha raccontato suo padre.

“Andai a Sanremo a 16 anni, mia madre period un po’ preoccupata. Quando siamo giovani non riusciamo a capire tutto dei nostri genitori, e anche loro non riescono a metterci a fuoco. Da ragazzo li ho massacrati, volevo cantare, alla high-quality hanno accettato, raccomandandomi solo di non fare fesserie. Dopo un po’ di tempo ho capito cos’period la mia famiglia, e con l’età ho realizzato che senza di loro non sarei mai diventato quello che sono. Ho voluto rendergli omaggio”.

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A proposito di omaggi, ‘Una città per cantare’ è un omaggio permanente alla sua carriera.

“Ancora adesso non mi stanco di cantarla, anzi ogni volta mi commuove. Io sono ancora quella persona lì. Posso dire che è la canzone che mi rappresenta di più”.

Tra le novità c’è la cowl di “Lontano lontano” di Luigi Tenco.

“È un brano che mi ha sempre commosso. Amavo Tenco, nel tempo ho capito che mi ha aiutato tantissimo, e poi questa non è una canzone triste, fa parte anche del mio vissuto. Ho pensato a un arrangiamento un po’ più elettronico rispetto all’originale, ma c’è dentro tanto cuore”.

Aveva presentato per la prima volta questa cowl in occasione del Premio Tenco, dove aveva ricevuto il Premio alla carriera. Quanto vale un riconoscimento così dopo tanti anni di attività?

“Quelli del Tenco non mi avevano mai chiamato, e forse c’è stato qualcosa di recente che li ha riavvicinati a me. Io sono molto felice di questo premio perché quella non è una giuria che guarda al mainstream, ci avranno ragionato e questo mi inorgoglisce molto”.

Hai visto Sanremo? Lei arrivò al Pageant che period giovanissimo: Sangiovanni ha confessato il suo forte disagio. Quanto è cambiato il suo mestiere negli anni?

“Negli anni dei miei esordi dominava la musica. C’erano idee che hanno cambiato tutto e tutti, erano gli anni in cui sono esplosi i cantautori. I miei discografici, quando ascoltarono Una città per cantare, mi mandarono tre mesi in America, “quel mondo ti piace troppo, vai lì e incontra gli artisti che ami, magari torni con qualche duetto”. Oggi ci sono i expertise, la television, è tutto molto veloce, all’epoca si accompagnava la crescita degli artisti, period un grande laboratorio, si scambiavano idee e ascolti. Un artista ha bisogno di crescere. Sangiovanni mi piace, mi sembra una persona semplice, timida. Lui ha bisogno di respirare, ha bisogno di aria. Ma non deve smettere, perché butterebbe through tutto”.

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