Luca Attanasio, l’ambasciatore della gente: su Rai 1 ‘Damaged dream’, il documentario vincitore del Premio Gedi

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Tre anni fa, il 22 febbraio 2021, Luca Attanasio veniva assassinato, insieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, in un agguato nella Repubblica del Congo, dove period ambasciatore d’Italia. Ora un documentario racconta la sua storia, quella di un giovanissimo diplomatico che credeva nella tempo e nella cooperazione, che period entusiasta della vita, che amava stare in mezzo alla gente e rendersi utile.

Damaged Dream, come Zakia Seddiki ha scoperto che il marito Luca Attanasio period stato ucciso: la clip esclusiva

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Realizzato da Jacopo De Bertoldi, su soggetto di Imma Vitelli, prodotto da Filippo Macelloni (NANOF) e da Fabio Scamoni (RED HOUSE), in collaborazione con Rai Documentari e con il patrocinio del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Damaged Dream andrà in onda in anteprima all’interno di Speciale TG1, su Rai 1, domenica 25 febbraio, alle ore 23.45. Già vincitore del Gedi Visible Award alla nona edizione del MIA, questo movie ritrae Attanasio a 360 gradi: il ragazzino non particolarmente brillante a scuola, il diplomatico di talento, il marito, il padre, il sognatore, il credente. A raccontarlo, amici e familiari, colleghi e conoscenti e soprattutto la moglie Zakia Seddiki, che per le riprese di questo movie è tornata in Congo.

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2021 Contigo 

Come è nato il progetto

Luca Attanasio period un diplomatico lontano dagli schemi, amico di suore e missionari, sempre disposto a sporcarsi le mani, gran chiacchierone con la rara qualità di sapersi mettere davvero in ascolto. Questo emerge dal movie diretto da Jacopo De Bertoldi, che restò colpito da Attanasio ben prima della sua morte. “Un amico, Francesco Minisini, aveva lavorato a stretto contatto con lui e me ne parlò come di una persona visionaria. Attanasio è stato l’ambasciatore più giovane della storia d’Italia, aveva questa concept dell’impresa applicata al sociale, che lo portò advert avviare tanti progetti in Congo. Period attento alle esigenze dei più vulnerabili, in particolare dei bambini, e dotato di un senso di umanità fuori dal comune”, ha spiegato il regista. “Quando ho saputo – ha detto – che period stato assassinato ho pensato che fosse importante raccontare la sua storia, perché il suo impegno per un mondo più giusto potesse diventare un simbolo di tempo”.

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Per farlo, De Bertoldi ha messo insieme un racconto corale con interviste a chi lo ha conosciuto in momenti e contesti diversi. Ma soprattutto è volato in Congo per raccontare l’impatto di Attanasio come ambasciatore, la sua vita con la famiglia e l’assassinio che ha spezzato i tanti progetti che aveva per quel Paese.

Viaggio di ritorno

È un viaggio carico di emozioni perché vissuto attraverso gli occhi di Zakia Seddiki che per le riprese è tornata in Congo a due anni dall’agguato che le ha portato by way of il marito. Le telecamere l’hanno seguita in aereo, poi in auto, fino all’arrivo nella città dove ha vissuto per quattro anni, insieme a Luca Attanasio. Con lei c’erano le loro tre figlie, Sofia, di sei anni, e le gemelle Miral e Lilia, di quattro anni. Quando sono arrivate in quella che è stata la loro casa, Zakia ha ricordato, davanti alle telecamere di De Bertoldi, la vita insieme, il matrimonio e il progetto di tempo e cooperazione che hanno condiviso i coniugi.

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Le riprese non sono state semplici: Zakia, e con lei di conseguenza l’intera troupe, è stata scortata e sotto tutela per tutto il tempo che ha trascorso in Congo. “È stato un lavoro – ha raccontato il regista a Repubblica – che aveva bisogno di delicatezza, perché è stata un’esperienza molto tosta per Zakia tornare con noi nella città dove aveva ricevuto la notizia della morte del marito e rivedere le persone che frequentava insieme a lui. È stata una sfida riuscire a trovare il giusto punto di vista per cogliere questo lato del lutto di Zakia, senza farmi troppo coinvolgere”.

Lo sguardo sul Congo

Il Congo ha un ruolo molto importante all’interno del movie, quasi fosse un vero e proprio personaggio. “Period molto importante illustrare il contesto in cui Luca Attanasio è morto. La Repubblica del Congo è un Paese dilaniato da una guerra che dura da trent’anni e che ha prodotto sei milioni di morti e un numero impressionante di rifugiati”, ha spiegato De Bertoldi, che in Damaged Dream ha inserito anche la storia più recente del Paese, per raccontare come povertà e violenza siano degli elementi costanti in questa terra.

Le telecamere sono entrate persino nel carcere militare di Ndolo, dove si è svolto il processo a sei ragazzi accusati dell’assassinio di Attanasio mentre alcune registrazioni venivano proiettate su uno schermo di tela mosso dal vento e intorno giravano liberamente gli animali (galline e capre per esempio) con cui erano stati arrestati. Un processo che ha portato prima alla condanna a morte degli imputati, poi commutata in ergastolo, su richiesta della vedova Attanasio e delle altre parti civili.

Nel movie non è invece citata la parallela vicenda giudiziaria in Italia: solo a effective produzione di Damaged Dream è arrivata infatti la notizia che il gup di Roma ha disposto il non luogo a procedere per Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam), agenzia dell’Onu, coinvolti nell’indagine della Procura legata alla morte dell’ambasciatore italiano. Decisione che la Procura di Roma impugnerà, facendo ricorso davanti alla Corte d’Appello.

L’archivio privato di Attanasio

Il montaggio, curato da Chiara Russo, alterna alle interviste e alle riprese in Congo le immagini girate dallo stesso Luca Attanasio: un pranzo con i nonni, i giochi sul letto con la figlia, un viaggio di lavoro. Da sempre appassionato di video, nel corso della vita aveva filmato tantissimo se stesso e la sua famiglia: ora quelle immagini rendono più autentico e familiare il documentario sulla sua vita. “Avevo a disposizione – ha spiegato De Bertoldi – un archivio privato, girato sia con lo smartphone sia con la telecamera. Attanasio aveva in progetto di scrivere un libro che raccontasse il lavoro degli italiani in Congo e a questo scopo aveva raccolto un vasto numero di interviste video. Ha documentato un Paese che vive in uno stato di povertà straordinario e il grande contributo dato dagli italiani nel corso del tempo, in particolare i missionari, a cui period molto legato”.

Mama Sofia e l’eredità di Luca Attanasio

Nel ricostruire chi period Luca Attanasio e qual è stato il contesto che ha portato al suo assassinio, il documentario restituisce il ritratto di un sognatore, che lavorava sodo per far sì che ciò che immaginava si concretizzasse. Questa sua essenza ha lasciato una traccia sulla terra anche ora che non c’è più.

Lo dimostrano le persone che l’hanno conosciuto e che raccontano di aver trovato il coraggio, grazie a lui, di sognare cose grandi, ma lo dimostra più di tutti Zakia che non perde tempo a odiare perché “Luca sognava la tempo”. “Le nostre figlie devono sapere – spiega la donna in Damaged Dream – che nonostante quello che è successo i congolesi sono nostri amici”. Per questo sta portando avanti il lavoro iniziato insieme al marito con la fondazione Mama Sofia, che aiuta i bambini e le donne in difficoltà nella Repubblica Democratica del Congo. “È un’attività preziosissima – ha detto De Bertoldi – che ha già salvato centinaia di vite. Mentre facevamo le riprese è entrata una bambina che non aveva la forza nemmeno di mettersi seduta: vedere con i propri occhi queste situazioni aiuta a comprendere l’importanza di un progetto come questo”. Un progetto che, continuando a vivere, onora la memoria di Luca Attanasio e del suo sogno spezzato.

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