Cocoricò Tapes, in streaming il movie sulla discoteca che è stata il sismografo di un cambiamento epocale

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Un movie su una discoteca: beh, che c’è di interessante? C’è, e la discoteca è stata un territorio di trasgressione, di libertà, il sismografo di un cambiamento epocale. C’è, se in quella discoteca period proibito filmare, registrare immagini: e invece si ritrova tutto un patrimonio di filmati privati, di immagini rubate che raccontano gli anni ’90 alternativi in Italia.

Ma andiamo con ordine. Cocoricò Tapes racconta la vicenda della discoteca Cocoricò di Riccione. Un luogo aperto alla libertà, alla diversità, alla trasgressione. Come un immenso pleasure, prima dei pleasure. Una discoteca che accoglie la scena publish punk, la comunità LGBT che ancora period, per molti versi, invisibile. Il Cocoricò è stato uno dei più importanti centri di incontro, di elaborazione, di condivisione della cultura queer in Italia.

Presentato alla Mostra del Nuovo cinema di Pesaro, vincitore del premio “Sebastiano Gesù” all’Ortigia movie competition, adesso in streaming su MYmovies, Cocoricò Tapes racconta – senza virtuosismi di regia, con molta onestà, con la grana delle immagini dell’epoca – un pezzo di storia.

Diciamo, dalla caduta del Muro di Berlino del 1989 alla tragedia delle Torri Gemelle del 2001. E non è un caso che il documentario sia come incorniciato dalle immagini di quei due eventi che hanno aperto e chiuso un decennio. Erano gli anni ’90, quelli che vedevano, dall’altra parte di quel mare che assomiglia advert un lago che è l’Adriatico, la Jugoslavia esplodere e dilaniarsi in una guerra civile furiosa. Erano gli anni che vedevano disintegrarsi l’Unione sovietica, che vedevano in Italia lo scandalo di Mani pulite, gli anni in cui la mafia faceva letteralmente a brandelli i giudici Falcone e Borsellino. Gli anni del genocidio in Ruanda, del rigore mandato alle stelle da Roberto Baggio che ci mandava all’inferno, noi e le nostre speranze di vincere un Mondiale. Sono gli anni in cui scende in campo – in politica – Silvio Berlusconi, che dominerà la scena italiana per un ventennio.

Nelle tre sale del Cocoricò il mondo, però, non è berlusconiano proprio per niente. Lì vivono i corpi, il desiderio, le efficiency. Physique artwork e postmoderno, punk e fetish. Libertà, trasgressione, essere se stessi senza essere giudicati. Istinto e desiderio. Il crocevia di tutte le differenze. Eccessi, colori, deliri, una quieta e gioiosa rivoluzione.

“Al Cocoricò – cube uno dei testimoni nel movie – nessuno si sentiva a disagio, chiunque period protagonista”. E un altro: “Lì riuscivi a essere te stesso: e dopo una, due, venti volte che riuscivi a essere te stesso lì dentro, riuscivi a essere te stesso anche fuori”. Il quadro è quello di un caleidoscopio di “gente svalvolata, tutti mezzi matti, esauriti, ma gente vera”.

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Un tempo divenuto cenere. Un edonismo fiammeggiante che ora sembra impensabile. La discoteca più famosa d’Europa, con la sua piramide di cristallo, che faceva il verso al Louvre. Un tempio laico, in cui la danza si fa preghiera. L’ultimo figlio della liberazione del ’68 passata attraverso il neoliberismo, trasformato in sudore, libertà e piacere. Un posto che piaceva a un critico cinematografico che ama le derive del senso, le trasgressioni e le “sporcature” come Enrico Ghezzi.

E, certo, circolano anche le droghe. Ma al Cocoricò, chi viene sorpreso a farne uso viene bandito dal locale. “Period una punizione decisiva, per chi amava quella discoteca. Alla wonderful, sono stati gli stessi ragazzi a

proteggere il locale dalla penetrazione delle droghe”, cube Loris Riccardi, ideatore e mente creativa della discoteca.

Cocoricò Tapes è un movie che può regalare nuovi e vecchi brividi a chi quel luogo l’ha vissuto, e lo amato. Ma soprattutto, a chi vuole capire che cosa sia successo, quale sia stato uno dei volti dell’Italia di quegli anni. A chi ne ha sentito parlare, e magari ancora non period nato, e magari crede che l’eccentricità, la libertà, la trasgressione siano state inventate adesso. Il movie – scritto da Matteo Lolletti insieme a Francesco Tavella, con la fotografia di Luca Nervegna, il montaggio di Luca Berardi – è stato realizzato da due case indipendenti romagnole, Furia Movie e Sundown Studio, con la collaborazione della movie fee emiliano-romagnola: ma è stata fondamentale una campagna di crowdfunding che ha coinvolto più di duecento persone. Molte di queste persone hanno anche fornito materiali, i loro filmati “rubati” in discoteca, che si sono uniti al nucleo di materiali messi a disposizione da Matteo Vallicelli, che è anche l’autore della colonna sonora del movie. Nei video, spuntano – sorprendentemente, ma neanche troppo – Ilona Staller e un ancora giovane Franco Battiato.

Certo, il fascino del movie sta nei suoi materiali, e non c’è – forse volutamente – una “cucina”, una mano che si sia messa a tessere tutto in un racconto con un suo inizio, uno svolgimento, una wonderful. È come se fosse un viaggio potenzialmente infinito, così come doveva esserlo quello di chi cercava la propria identità vera, forse persino i vagiti di una società nuova, nel battito accelerato della notte romagnola.

Un movie su quegli anni e quelle trasgressioni, girato nello stile di quegli anni e di quelle trasgressioni. Vorticoso, labirintico, psichedelico. Ma doveva essere così. Fuori, in quegli anni, la società veniva normalizzata dalla politica, dal perbenismo. Dentro, ribolliva un’period diversa, una vitalità coraggiosa, esuberante. Le catacombe di un rito pagano, totalmente liberatorio.

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