Da Maradona a Marco Pantani, anche lo sport è true crime

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Il true-crime è materia televisivamente appetibile, e ne siamo circondati a ogni ora. Ma non è un progetto qualsiasi questo Gioco sporco-I misteri dello sport, partito su Italia 1 martedì a sera molto tarda. Sei casi tragici e oscuri, con sportivi protagonisti o che dello sport sono rimasti vittime, sei docufilm che tentano prima di tutto un racconto dotato di senso. Prima puntata con la vicenda di Oscar Pistorius. E si torna con sbalordimento dentro uno dei casi più assurdi dell’intera criminologia mondiale: il campione disabile che spara alla – bellissima – fidanzata Reeva in piena notte. E nessuno ha mai capito perché, forse nessuno è mai voluto entrare davvero in quella storia, forse per non rimanere sopraffatti dall’assurdo, o dal fin troppo chiaro. Period, per di più, la notte di San Valentino. Con particolari dimenticati, per esempio la lunga permanenza in Italia, Friuli, di Pistorius, che lì si allenava e coltivava amicizie e conoscenze.

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Per cui l’anziana signora di Gemona ne parla come di un caso impossibile, tanto period buono, bravo e affabile Pistorius, con conferme da chi lo conosceva bene e, qui e là, qualche punto oscuro e ambiguo che aggiunge mistero, e tanta inquietudine. Una storia pazzesca. I casi delle prossime puntate hanno la caratteristica di non avere alcun punto in comune – o quasi – tra di loro. Ayrton Senna, Marco Pantani, Maradona, Donato Bergamini (calciatore di medio livello e un’orrenda storia criminale) o l’ispettore Raciti, ucciso in disordini da stadio. Lo sport, a quel punto, è un filo tenue, ogni tragica storia sportiva è tragica a suo modo. Negli speciali anche l’intervento di Julio Velasco, ct di pallavolo e molto di più, un po’ sacrificato nel ruolo di breve collante a cucire il racconto.

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Gli spettatori dei tg delle 13, SkyTg24 in particolare, avrebbero una preghiera da rivolgere alla Premier Meloni. Se possibile, spostare di una mezz’ora i suoi quotidiani discorsi ufficiali qui e là, previsti curiosamente sempre a quell’ora. Perché gli spettatori di cui sopra vorrebbero le notizie e non le deferenti dirette dei discorsi medesimi.

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