Geolier a Sanremo 2024: “Il rap è una battaglia, e Napoli può combatterla meglio di tutti”

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Ha solamente ventitré anni, ma Geolier è uno dei nomi più influenti del rap italiano. E si appresta ora a conquistare anche il Competition di Sanremo 2024. All’anagrafe Emanuele Palumbo, napoletano doc, definito dai più il “50 Cent italiano”, Geolier partecipa per la prima volta alla kermesse con I p’ me, tu p’ te: “Il pezzo è uptempo, un po’ cassa dritta” ha rivelato ai microfoni di RaiPlay, “parla di una coppia che si ama troppo e riesce a capire che è il momento di fare ‘I p’ me, tu p’ te’ (io per me, tu per te)”.

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Un legame, quello con la sua Napoli, parecchio forte e sul quale il rapper intende puntare molto: “Finalmente stiamo uscendo, stiamo arrivando” aveva dichiarato qualche tempo fa a GQ Italia, “in questo momento a Napoli siamo fortissimi, ma siamo poveri di comparse, di newcomers. La nostra missione è creare un futuro per la scena napoletana. Serve una struttura, un’impalcatura dietro. Ora c’è lo standing, ma bisogna prendere i talenti. Non è facile, soprattutto perché appunto manca la spinta. Guarda Milano: ci sono i rapper, ci sono i produttori, ci sono i grafici, ci sono i videomaker. Qui a Napoli dobbiamo creare tutto. A Milano ci sono i pionieri. Di rapper grossi, giganti, ce ne saranno trenta quaranta, fanno i numeri. Anche a Roma è così. A Napoli c’è chi fa i numeri, ma poi è da solo. Chi fa i numeri a Napoli ne vorrebbe altri tre o quattro come lui, perché che te ne fai dei numeri se sei da solo?”.

Geolier ricorda Giogiò sul palco del Marrageddon: “Ucciso un ragazzo come noi, costruiamo un futuro migliore”

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Con all’attivo due album in studio e una lunga lista di collaborazioni con diversi artisti (come Gué, Lazza, la Darkish Polo Gang, Gigi D’Alessio, Giorgia, Marracash o i colleghi concorrenti di questo 74esimo Competition, Ghali e Rose Villain), Geolier è oggi uno dei numeri uno della scena musicale italiana. Ma ci tiene a fare una precisazione: “A me non me ne fotte proprio di essere il numero uno. Io vorrei ci fossero dieci numeri uno a Napoli, quello spaccherebbe. Io voglio che il rap napoletano racconti Napoli, capito? Da solo questo non posso farlo. Facciamo finta che il rap sport sia una battaglia: in questo momento, Napoli è la città che – secondo me – ha le armi più potenti, quelle che sparano più lontano, con più precisione. Però, poi, a poterle usare siamo una manciata. Se qualsiasi altra scena ci venisse contro, anche solo con dei coltellini, sarebbero un numero così più alto del nostro che perderemmo la battaglia e la guerra”.

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Idee ben chiare, che porterà ora per la prima volta sul palco dell’Ariston: “L’ansia è troppa, però sono felicissimo di essere qui. Da piccolo guardavo Sanremo con la mia famiglia: l’ultimo ricordo che ho di mio nonno è davanti alla televisione che cantava Massimo Ranieri. La timidezza secondo me è un punto di forza, sempre. Perché la timidezza fa parte della paura e la paura non ti fa sbagliare. E quindi penso, anzi spero, che non passerà mai questo”. E advert Amadeus che l’ha fatto entrare nella sua scuderia cube: “Advert Amadeus vorrei dire grazie, perché sto qua in napoletano e per me già è tanto”.

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