Fantozzi sale sul palco: la storia di un eroe che ha cambiato per sempre il nostro modo di rappresentarci

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Racconta che «nell’intellighenzia, nel mondo della cultura con la Ok, spesso registi e artisti mi chiamano in un angolo e mi confessano: ma davvero fai questa cosa di Fantozzi? È geniale, ma advert alta voce non possiamo dirlo». Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, invece lo rivendica advert alta voce eccome: perché il suo Fantozzi. Una tragedia – in prima assoluta il 30 gennaio fino all’11 febbraio al Teatro Ivo Chiesa di Genova – con Gianni Fantoni a interpretare (non a imitare) il personaggio iconico di Paolo Villaggio, sarà lo spettacolo di punta della stagione. Un evento che coinvolgerà la città, perché «come per la prima della Scala» lo spettacolo sarà trasmesso in cinquanta luoghi della regione, anche nelle Rsa per anziani e nelle carceri. Ma lo spettacolo sarà anche un manifesto politico: perché – spiega Livermore – «Fantozzi è colui che meglio ha raccontato la nostra società degli anni Settanta, ed è anche un black mirror implacabile sulla contemporaneità. Già, perché lui aveva tredici mensilità, la pensione, le ferie pagate. Non un cococo. E voi? E noi? Chi è, oggi, la merdaccia?».

Fantozzi «è l’archetipo dell’eroe che resiste di fronte alla sconfitta della vita – rimarca Livermore sotto gli stucchi della Digicam di Commercio, con la colonna sonora dei movie a fare da sottofondo nella method a lui cara della presentazione che è già spettacolo – un classico dal valore universale. È una delle due determine che hanno cambiato per sempre la nostra lingua e il modo di rappresentarci. L’altro è Gabriele D’Annunzio». E dunque, all’interno «dell’architettura solida della tragedia classica in quattro atti», continua il direttore del Teatro Nazionale di Genova, andrà in scena la grande maschera del secolo scorso. Sarà una sofisticata scenografia acustica, in un gioco sfrenato di suoni e voci, a evocare Cinecittà. E l’inserto di contrappunti tragici vedrà Fantozzi alle prese con Sofocle, re Lear e i becchini di Amleto. Nel difficile ruolo di interprete, Gianni Fantoni: autore del libro Operazione Fantozzi (Sagoma Editore) e di quella che lui stesso definisce “l’thought malsana e spudorata” di spostare il personaggio iconico dal cinema al palcoscenico. Con la benedizione dello stesso Paolo Villaggio. «Mi ha insegnato lui a fare la sua voce, in un corridoio di Mediaset – racconta l’attore, aiutato da una certa somiglianza fisica e da un timbro molto affine – questo spettacolo è il risultato di un sogno che ho da dieci anni: dieci anni di struggimento. Ma sono convinto che gli spettatori ne usciranno diversi».

In scena, nello spettacolo diretto da Davide Livermore e coprodotto dal Teatro Nazionale di Genova con Enfi Teatro, Nuovo Teatro Parioli e Geco Animation, (l’adattamento è curato da Gianni Fantoni, Davide Livermore, Andrea Porcheddu e Carlo Sciaccaluga) rivivranno scene che hanno plasmato la memoria collettiva: la partita di tennis nel nebbione mattutino (“Batti, lei!”), la Corazzata Potëmkin “cagata pazzesca”, il tuffo dal terrazzino per andare in ufficio sul filo dei secondi, dopo aver bevuto il caffè della Pina a tremila gradi Fahrenheit. A incarnare la varia umanità che ci ha rappresentato così bene, Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Homosexual, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virand. Allo spettacolo è legato anche un incontro sul tema del lavoro: L’impiegato Fantozzi: l’eroe del posto fisso e l’Italia che non c’è più, con Livermore, il segretario della Cgil Maurizio Landini e il presidente del gruppo Duferco Antonio Gozzi, il 6 febbraio alle 17 al Teatro Ivo Chiesa.

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