Per Mare fuori sono più importanti gli sviluppi della trama o tutto il carico simbolico dell’operazione? Va a gusti, ovviamente. Se sia più decisiva la crescita, in età e nel resto, dei personaggi oppure la modalità di fruizione annunciata. E che conferma l’aspetto lunare — se parliamo di cose Rai — dell’intero progetto: anteprima dall’1 febbraio solo sul internet di RaiPlay e solo due settimane dopo l’approdo su Rai 2 e a quel punto gli ascolti, che saranno cospicui are available in passato, diventano motivo di vanto sì: fermo restando che qui si sta giocando dentro il presente, se non il futuro, e da quelle parti non è come dirlo.
Significa che l’unica o quasi progettualità Rai che trova pubblico giovane ed entusiasta vive appunto sulla propria nuvola: e quindi all’apparire di una nuova stagione diventa un coro di consensi e tutti si prendono un pezzettino di modernità per vantarsene con gli amici. Il pubblico tradizionale, in casa Rai, probabilmente non è a conoscenza del fatto che Mare fuori ha una propria identità anche su Tik Tok e su Thread — che diavolo è? — ma è l’ultimo dei problemi.
Con l’età media di quei telespettatori — sui 60, i favolosi anni 60 — riuscire a coltivare con il marchio Rai l’oasi di Mare fuori e farla anche diventare lussureggiante è materia su cui investire psicologicamente, e in comunicazione, parecchio. E in più, anche se magari non lo si può dire apertamente da parte dei responsabili, ritrovandosi in una sorta di Rai all’incontrario, direbbe qualcuno: lontanissimi dal comune sentire che governa la stragrande maggioranza della programmazione solita.
