Lea Gavino in ‘Skam Italia’: “Molestie e anoressia, la serie parla di noi. E mi candido a lavorare con mio fratello Damiano”

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Venticinque anni, una laurea breve in psicologia, un provino per caso, tre anni alla scuola Volonté, il debutto con Michele Placido con un ruolo iconico: Artemisia Gentileschi. E soprattutto Skam Italia. Lea Gavino, romana, sorella maggiore di Damiano Gavino (Manuel del Professore) è una delle stelle in ascesa della serialità. Il pubblico degli adolescenti della serie di Ludovico Bessegato l’ha conosciuta nella scorsa stagione e da oggi ritorna con una nuova storia che ha per protagonista la sua migliore amica, Asia (Nicole Rossi), e un tema non solo centrale ma attualissimo: i disturbi alimentari. Nel frattempo Lea ha già girato un movie da protagonista (Una storia nera di Leonardo D’Agostini) e una serie television bellica per la BBC. L’abbiamo incontrata.

‘Skam Italia 6’, la nuova protagonista è Asia. Il trailer

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Viola nella scorsa stagione di Skam ha dovuto affrontare un abuso da parte di una persona che dovrebbe proteggere i ragazzi, lo psicologo della scuola. Cosa le ha lasciato quella storia?
“Viola è un personaggio pieno di sfaccettature, non è stato facile interpretarla perché period sempre sul confine tra consapevolezza e inconsapevolezza. È come se Viola per certe questioni fosse molto adulta ma su altre non si rendesse conto cosa ha vissuto. Per Elia riesce a essere una spalla, advert aiutarlo ma non riesce advert aiutare se stessa, vuole scappare dall’abuso che ha subito. Per lei c’è una lunga fase di negazione fino a che i ruoli si invertono e da essere Elia che ha bisogno di Viola si arriva alla situazione contraria. La chiave della quinta stagione è lei che cube a Elia ‘ma io non mi sentivo manipolata’ e lui che le risponde ‘è proprio questo il centro della manipolazione’. In qualche modo lei trova “cool” avere una relazione con un uomo più grande, il non poterlo dire alle amiche, ma questo l’ha fatta allontanare da tutti”.

E in questa nuova stagione?

“Nella sesta stagione Viola cambia, come se alla high-quality della quinta si sia abbandonata alla sua età… con il regista Tiziano Russo abbiamo scelto di scioglierle i capelli come metafora di questa spensieratezza, accettare la sua parte più dolce, più childish. Questo però ha la conseguenza che come amica è un po’ disattenta, non si rende conto di quello che accade advert Asia ed è molto giudicante, si è information dei principi e per proteggersi non vuole entrarci a patti. Però sarà bello per lei ricredersi”.

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Il tema forte di questa stagione sono i disturbi alimentari che coinvolgono Asia, ma anche tre milioni di persone in Italia. Come avete lavorato sul tema?
“Nicole ha lavorato con una consulente che ha sofferto di anoressia per raccontare il tema nel modo più rispettoso e corretto possibile nei confronti delle persone che hanno sofferto di questo disturbo. Ci abbiamo parlato anche noi per capire come si muovono le amiche, quanto un problema di questo tipo possa apparire agli altri invisibile perché come Viola nascondeva il suo disagio nell’altra stagione qui Asia lo fa con l’anoressia. Abbiamo approcciato il tema come solid a sostegno di Nicole come attrice protagonista e con un lavoro sull’interpretazione facendo sentire a Nicole tanta partecipazione. Tutte le sequenze in cui Asia period con le sue amiche anche Nicole è stata più serena e noi abbiamo lavorato proprio per aiutarla”.

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Skam – Italia è arrivata alla sesta stagione, ha affrontato temi forti: l’abuso e la manipolazione, il popping out, il revenge porn. Anche prima di entrare a far parte della serie come attrice la conosceva?
“Io l’ho scoperta durante la quarantena, mi sono ritrovata a vedere Skam in pandemia, un po’ di binge watching e mi si è aperto un mondo: in quel momento di solitudine è stato come ritrovare degli amici. Anche se io l’ho passata con la mia famiglia mi sentivo sola perché avevo bisogno di coetanei, di svago e scambio. Skam è una serie talmente ben scritta che lo spettatore si immerge nella storia come se diventasse uno degli amici del protagonista. È come se fosse una serie interattiva ti dà l’impressione di stare con loro e ho consigliato di vederla ai miei genitori. Mia mamma è insegnante elementare, ha a che fare con ragazzi tutti i giorni. Quando l’ha vista poi mi ha detto ‘ti chiedo scusa perché ti ho tanto stressato per l’uso del cellulare, la serie mi ha fatto capire che per voi è il principale modo di comunicare diverso da quello che è per gli adulti, un modo per passare anche le emozioni’. Credo che sia una serie che possa essere molto utile anche ai genitori che devono affrontare l’adolescenza dei figli. Che è un momento difficile per tutti”.

Federico Cesari ha raccontato come il personaggio di Martino e il suo popping out abbia avuto un effetto concreto sulla vita di alcuni giovani spettatori. È successo anche a lei con Viola e la sua denuncia?
“Sì certo mi è capitato che delle ragazze mi fermassero per strada per dirmi che attraverso la storia di Viola si erano rese conto di aver vissuto qualcosa di simile. Ragazze grandi, donne di trent’anni che mi hanno detto ‘io non pensavo di aver vissuto un’esperienza così ma guardando la serie mi sono fatta delle domande’. È come se la storia di Viola le abbia aiutate in un percorso di consapevolezza. Che è esattamente quello che accade al personaggio. La molestia è qualcosa di veramente sottile ed è difficile da identificare, per fortuna le cose stanno cambiando e Skam ha aiutato in questo senso”.

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Il tema della scorsa stagione quella dell’ansia da prestazione dei maschi legata alle dimensioni aveva fatto discutere.
“Quando il tema di Skam Italia 5 è uscito ci fu una vera e propria “shitstorm” su Twitter che ha messo in allarme. Io non mi sono preoccupata perché sapevo dove andava la storia e conoscevo l’interpretazione di Francesco, ero molto serena. Il personaggio di Elia chiama all’empatia e so che possa esserci del pregiudizio perché capisco che con tutto quello che succede al femminile ci sia chi si chiede se sia il caso di parlare di questo. Invece è molto importante distruggere l’thought del maschio macho sia per i ragazzi ma anche per le ragazze e proporre un uomo attraente anche nelle sue debolezze. Francesco è stato bravissimo nel portare tutto questo. Sono poi stata contenta quando il pubblico ha visto la serie e ha capito la portata dell’argomento che non si poteva ridurre con il discorso sul micropene”.

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Francesco Centorame è nel movie dell’anno, ‘C’è ancora domani’. Con il personaggio del fidanzato della figlia di Cortellesi, che da ragazzo perfetto diventa un prequel di quello che è diventato il marito di Delia.
“Francesco è un attore intelligente, colto e informato ed è stato molto bravo a raccontare quella trasformazione. Francesco dialoga moltissimo con le donne e empatizza con loro e gli è chiaro che il vero mostro è colui che ti fa credere – da vero professionista – di essere un’altra cosa. Distruggere quell’ideale lì è importante. Poi nel movie c’è anche Romana Maggiora Vergano che interpreta Marcella e ha frequentato la mia stessa scuola, la Gian Maria Volonté, quindi sono felicissima per il successo del movie”.

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Quanto gli studi di psicologia l’aiutano nel suo lavoro d’attrice?
“Molto, soprattutto nella prima lettura della sceneggiatura e dei personaggi. Poi penso che mi sarà ancor più utile se in futuro dovessi affrontare un personaggio con disturbi o dipendenze perché potrei utilizzare ancor più i miei studi”.

Mentre studiava si è aperta la strada della recitazione.
“Studiavo psicologia e una casting director che conoscevo cercava una ragazza con le mie caratteristiche fisiche, mi ha chiesto di fare un provino, sono andata lì senza nessuna consapevolezza anche perché quando facevo le recite alle elementari ero un pezzo di legno. Il primo provino che ho fatto è stato per un personaggio schizofrenico, avrei dovuto interpretare la versione giovane della protagonista, hanno cambiato l’attrice che l’interpretava e io così sono uscita dai giochi. Però dopo quel primo provino ho capito che period quello che volevo fare. Per un’ora sono stata quel personaggio, mi ero vestita e truccata come sarebbe stata lei con un make-up scuro e un piercing finto al naso e mentre aspettavo di fare il provino ho conosciuto un ragazzo che si è innamorato non di me ma del personaggio. Continuava a dirmi ‘tu non sei proprio una ragazza acqua e sapone’ e io non sapevo se deluderlo e dirgli invece ‘guarda che nella realtà io sono proprio così’. Ho intrattenuto una conversazione con lui facendo finta di essere il personaggio per non deluderlo. Il mio provino è iniziato lì”.

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luisa carcavale 

Cosa ha conservato dell’esperienza sul set di Michele Placido dove interpretava un personaggio complicato come Artemisia Gentileschi.
“Lo stupore. Quando sono arrivata sul set, che period il mio primissimo, period tutto enorme, period facile immedesimarsi nel personaggio perché avevi dei vestiti cuciti addosso, avevi una scenografia che ti dava la vera illusione di essere nello studio di Caravaggio. Mi sembrava di essere advert una mostra interattiva, qualche volta rimanevo imbambolata. Ho avuto l’occasione di recitare con Louis Garrel, è stato come fare una lezione intensa con lui perché io ero un po’ spaesata e avere un attore di quel calibro che ti cube ‘seguimi, penso io a te’ è stato un grande regalo”.

Quest’anno ha in uscita due movie: ‘Dieci minuti’ di Maria Sole Tognazzi e ‘Una storia nera’ di Leonardo D’Agostini

“Nel primo ho un ruolo molto piccolo, mentre il secondo non so quando uscirà, mi ha messo a dura prova come attrice ma mi ha dato moltissimo a livello personale e professionale. È tratto dal romanzo di Antonella Lattanzi, un bellissimo libro, un noir dedicato a una famiglia che viene distrutta dalla sparizione di un uomo. Antonella è una scrittrice e sceneggiatrice meravigliosa che racconta con una verosimiglianza e una tenerezza e poesia che è molto facile da mettere in scena”.

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Credit score foto Maddalena Petrosino

 

E poi ha partecipato alla seconda stagione di una serie inglese bellica: ‘SAS Rogue Heroes’
“È la mia prima esperienza internazionale. Gli inglesi sono educatissimi sul set: nessuno corre, tutti sono gentilissimi e soprattutto sono felicissimi di lavorare. L’unico momento in cui ho sentito delle urla è stato quando il regista esultava per una sequenza venuta particolarmente bene. Abbiamo girato a Londra e a Pola dove è stata ricostruita l’Italia, io interpreto una ragazza italiana, insegnante di inglese che tradurrà quello che cube un soldato inglese alla famiglia quando viene a rifugiarsi. Un’altra cosa incredibile sono gli effetti speciali sul set, lì non c’è qualcuno che cube “growth” ma una bomba che esplode veramente”.

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Con suo fratello Damiano abbiamo parlato del fatto che vi sostenete, vi date una mano per i provini, vorreste lavorare assieme?
“Sarebbe un sogno, è una cosa che vorremmo tantissimo che accadesse. Penso che avere l’opportunità di lavorare con mio fratello sarebbe molto stimolante sia a livello personale che lavorativo, noi ci candidiamo… mettere in scena il nostro rapporto sarebbe fantastico”.

A questo punto cosa significa per lei recitare?
“Ci pensavo l’altro giorno e mi è venuto in mente una cosa che mi è successa da bambina. Avrò avuto quattro o cinque anni e insieme ai miei genitori ero andata a visitare un acquario, ricordo vagamente dei delfini… Ricordo che alla high-quality della giornata avevamo scoperto di essere entrati mio padre e io nelle riprese di questo acquario e abbiamo comprato il vhs, allora c’erano ancora le cassette. E ricordo la mia felicità nel rivedermi insieme a mio papà sullo schermo… una euforia incredibile. Vedermi da fuori period la riprova che io esistessi, che la mia immagine rimanesse nel tempo: quindi forse è per quello che sono finita a fare l’attrice. Chissà”.

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