Barbareschi surfista e boomer

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Quel titolo, In barba a tutto, apre ogni porta ed esprime il massimo della furbizia. Per esempio nel brand del programma c’è una barba stilizzata e un Luca Barbareschi barbuto, ma poi lui, in barba, si presenta in trasmissione sbarbato. Oppure si può annunciarlo come “il discuss present controcorrente, spiazzante, ironico, pop, alto e libero”. E nei momenti in cui si fatica a trovare qualcuna di quelle qualifiche, vuol dire che si è andati in barba alle definizioni e ai luoghi comuni della promozione dei programmi.

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Ed è peraltro la seconda edizione del discuss — Rai 3 la domenica in seconda serata: che nasce con presupposti discreti, una band — Marco Zurzolo, non bruscolini — e aria da loft di New York con appesi alle pareti ritratti di gente di riferimento, da Andy Warhol a Grace Jones — bella coppia. Partenza: una tirata contro il politicamente corretto. E ci sta, in barba a chi pensa che sul tema si stanno lamentando tutti e quindi significa che non si lamenta nessuno. Per le ambizioni del conduttore — un drago nel fare surf su polemiche personali, gestioni, iper-attivismo produttivo — servirebbero probabilmente ospiti advert alto e altro rango, ma di parecchio. Si vedrà.

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Ma poi arriva il punto vero: quello che nelle tirate contro il politicamente corretto viene sempre a mancare, mentre Barbareschi ci prova. E il senso è: ma siete proprio sicuri di questa cosa dei social? E inizia, citando — niente nomi, ma scovarli è facilissimo — una quantità allucinante di colleghi e gente famosa che passa le giornate rispondendo agli insulti di Vongola86. Per poi passare all’appello sul ripristinare dialoghi veri tra le persone. Boomer totale, ovvio: ma se a ogni filippica sul woke e sul “non si può dire più nulla” si aggiungesse che al tempo stesso è saltato ogni schema di decenza nei rapporti tra le persone — e quindi l’insieme risulta demenziale — il mondo migliorerebbe. La television, e tutto il resto, non ne parliamo.

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È uscito il libro Eiar Eiar Alalà. Al Tg1 si sono commossi, ma poi hanno scoperto che è la storia godibile e completa delle canzonette di regime, e non, di quei tempi là.

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