Rose Villain: “Sono una madre badessa con l’anima metallic e lure”

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Per il suo primo concerto in assoluto, il 3 dicembre ai Magazzini generali di Milano, i biglietti sono esauriti da mesi. Rose Villain, la milanese Rosa Luini, è l’artista del momento per il rap italiano, anche se il suo nome non è certo nuovo: ha duettato prima con Salmo, poi con Rosa Chemical all’ultimo Competition di Sanremo, proprio nei giorni in cui usciva il suo primo album intitolato Radio Gotham, in cui riassume la sua natura artistica di darkish girl dell’city pop. Con Achille Lauro ha interpretato uno dei tormentoni della scorsa property, Fragole.

Ora ha un tour tutto suo e domenica la prima knowledge ai Magazzini Generali è bought out.

“Sì, è bought out già da tre mesi. Ne sono felice, tra l’altro ai Magazzini ho tantissime memorie, da ragazzina andavo sempre lì a ballare con le mie amiche. Speravo in questo risultato e ne sono felice ma ammetto che un po’ me lo aspettavo, nell’ultimo anno abbiamo fatto un bel percorso, sono fiduciosa e ambiziosa, non mi ha sconvolta più di tanto”.

È stata la conduttrice di una puntata di GialappaShow, com’è andata?

“È stato molto divertente, fin da ragazzina sono una vera fan della Gialappa’s. Il Mago Forest è veramente simpatico e mettermi in gioco in un programma e in sketch televisivi period un’esperienza che volevo fare da tanto tempo”.

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Si è calata nel personaggio della unhealthy woman.

“Sono un po’ bacchettona, in famiglia mi hanno sempre chiamato la madre badessa, nel ruolo di unhealthy woman ero quindi a mio agio. La Gialappa’s e Forest mi hanno presa in giro tutto il tempo, dovevo per forza tirar fuori il mio carattere da badessa”.

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Una durezza che si ritrova anche nella sua musica.

“Ho sempre detto che vivo un dualismo: ho un lato molto dolce, di famiglia e attento ai problemi, e un lato al contrario forte che sfogo quando sono sul palco ma che evidentemente esce anche quando faccio solo la conduttrice. È la mia parte villain che un po’ reprimo nella vita e che poi si sfoga sul palco”.

Con Brenda Lodigiani avete fatto una gag su Annalisa.

“Con Annalisa siamo amiche, le avevo anche scritto avvertendola. La verità è che entrambe, intendo io e Brenda, la veneriamo: lei è la stella dell’anno e noi semplicemente abbiamo detto che può risvegliare i morti. E’ stata un’esagerazione di ciò che è vero quindi non credo che se la possa esser presa: Annalisa è spiritosa e sa che le voglio bene”.

Il suo nuovo singolo Io, me ed altri guai ha un testo molto darkish, quanto c’è di autobiografico?

“E’ totalmente autobiografica ma la trovo anche molto dolce, per questo l’ho contrastata con la mia immagine un po’ scura. Del resto è vero, io sono fan delle serie true crime, ascolto i Linkin Park, il rock metallic, ma metto anche le felpone. È tutto molto ironico, oltre a essere vero. Soprattutto, sono caotica, quindi è anche una dedica al mio accomplice con cui mi scuso, anche se gli dico: sono così, prendere o lasciare”.

L’atmosfera darkish è sostenuta dal campionamento di Tainted love nella versione dei Mushy Cell. Quando è uscita, nel 1981, lei che ha 34 anni non period ancora nata.

“No, ma conoscevo benissimo la loro versione, oltre a quella di Gloria Jones, che è ancora meglio, e di Marylin Manson”.

La definiscono artista lure, in realtà le basi per i suoi brani arrivano dalla storia della musica.

“E’ il mio modo di fare la lure. In realtà, è il mio modo di fare musica, anche perché io faccio un genere ibrido, pop, lure ma anche city. Nelle mie playlist ci sono brani dagli anni Cinquanta in qua. E se devo scrivere cerco di non sentire musica del momento, seguo solo il mio istinto e le cose che mi piacciono del passato”.

A proposito del suo brano Rari, titolo con cui intende la Ferrari, lei la immagina di vari colori e quando guida la nera cube che ci vuole investire il suo ex. Un’immagine violenta come tanto rap misogino, ma stavolta arriva da una donna.

“Si, ma è all’interno di una canzone molto ironica, con una melodia anni Cinquanta. Il rap non è particolarmente colpevole, di sicuro non lo è più del rock o del punk, che avevano sempre una componente di violenza e di esagerazione. Il rap, come tutta la musica, non è uno specchio delle persone ma della società. Secondo me l’arte deve essere libera. E poi nel tempo la società è molto migliorata, negli ultimi anni c’è un’attenzione maggiore rispetto ai temi razziali e all’omofobia, o sulla violenza contro le donne. Se si ascoltano i testi di dieci anni fa erano molto più violenti, oggi mi pare che si stia andando verso uno stile più rispettoso. E comunque io penso che l’arte è arte”.

La polemica su Emis Killa quindi è fuori luogo?

“Ma allora andrebbe denunciato tutto, i movie di Quentin Tarantino non sono forse violenti anche nei confronti delle donne? Nel cinema non c’è movie in cui una donna non venga sgozzata, io poi sono la prima a guardarli perché per me quel tipo di racconto rappresenta uno sfogo. Il rap è un genere che nasce dal disagio, io non riesco a colpevolizzarlo. Poi chiaramente ci sono dei limiti, e anch’io da artista e da donna li ho e li rispetto”.

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Lei si è fatta conoscere grazie alle collaborazioni ma con il nuovo album si sta ritagliando un profilo tutto suo.

“Tutti i dischi dei rapper sono pieni di that includes, è un nuovo modo di fare squadra nel rap e nell’city, ed è bello darsi supporto a vicenda e raggiungere più persone. Però adesso che sono entrata nell’ambiente con il piede di porco ci resto”.

Le immagini di lei che sono rimaste più impresse sono molto provocanti e attractive, a Sanremo con Rosa Chemical per il duetto su L’America e con Achille Lauro per il video di Fragole, il vostro tormentone estivo.

“Con Lauro abbiamo entrambi un lato, diciamo così, un po’ fumoso e visto che la canzone period molto divertente e reggae volevamo contrastare e interpretare due personaggi alla Pam & Tommy (la miniserie con Pamela Anderson e il batterista dei Motley Crüe, Tommy Lee, ndr) nonostante io poi non sia una che usi molto la sessualità, lo faccio solo quando è artisticamente richiesto. Con Rosa siamo molto amici per questo a Sanremo c’è stata una bella intesa”.

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A proposito, si fa spesso confusione tra il suo nome e quello di Rosa Chemical.

“Una volta anche Aurora Ramazzotti in piazza del Duomo ha presentato Rosa Chemical come Rose Villain. Siamo amiche e ne ridiamo spesso”.

Tornerebbe al Competition?

“Perché no? Lì si celebra la musica. Per me, poi, qualsiasi palco va bene, dal più piccolo al più grande. Tra l’altro ho pochissima percezione della television, nonostante la presenza delle telecamere. Quindi non vado mai nel panico pensando ai milioni di telespettatori che stanno guardando in quel momento”.

La sua famiglia l’ha molto appoggiata, per la musica si è trasferita in America.

“Ho fatto per due anni il conservatorio a Los Angeles e poi mi sono trasferita a New York, dove sono rimasta a fare musica per dodici anni. Ai miei genitori, poverini, non ho lasciato molta scelta: quando avevo 7 anni, dopo aver visto in televisione il video di Child, yet one more time di Britney Spears, ho detto loro: ‘io domani parto e vado in America’, volevo fare quella cosa lì, di lustrini e ballo. E ho continuato a dire che avrei fatto la cantante, e che per me non c’period un piano b. Loro mi hanno creduto e mi hanno sostenuto. E’ stata dura ma resto convinta della mia scelta”.

Che rapporto ha oggi con l’America?

“Ho un’attrazione per l’oscurità di Los Angeles ma per me New York è proprio casa, ha qualcosa che mi ricorda Milano e Napoli, è lì che sono diventata una donna e ho imparato a scrivere le canzoni. È il mio luogo del cuore, il posto in cui mi sento completamente a mio agio. Sono stata io a decidere di fare ora questo detour italiano, di cui sono felice, ma per il futuro con una famiglia mi piacerebbe fare base a New York”.

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