Tutti pazzi per ‘Wonka’ di Timothée Chalamet: “Le cose grandi iniziano da un sogno. Non facciamoci fermare dai no”

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Con il suo completo di velluto fucsia portato a petto nudo e la gigantesca tavoletta di cioccolato, Timothée Chalamet accende la premiere londinese al Royal Pageant Corridor, perfetto biglietto da visita per Wonka, il kolossal natalizio di Warner – in sala il 14 dicembre – sulla genesi del personaggio di Charlie e la fabbrica di cioccolato. Un movie dedicato alla famiglie, con un protagonista giovane e idealista convinto di poter portare dolcezza al mondo, non ancora il disincantato, misterioso proprietario della fabbrica disegnato dalla penna di Roald Dahl. Firma la regia Paul King, già autore dei due deliziosi movie su Paddington. Un musical curatissimo in cui il nostro è affiancato da un gran forged, tra cui Hugh Grant nel ruolo dell’Umpa Lumpa e la “cattiva” Olivia Colman.

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(reuters)

Appare evidente che la grande calamita e la cosa migliore del movie sia il giovane divo che a margine della sfarzosa première incontra su zoom la stampa internazionale con il resto del forged. L’attore spiega il suo amore per il personaggio che incarna alla perfezione: “Ogni cosa bella nel mondo inizia da un sogno. E’ il messaggio del movie che ho amato di più. Mi piace l’attitudine positiva e ottimista che ha il giovane Willy Wonka, lui non prende un no come risposta e non intende rinunciare ai suoi sogni. Non avrei mai immaginato di interpretare un progetto come questo, è stata una bellissima sfida”.

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Chalamet ammette che all’inizio period “intimidito dalla prospettiva di interpretare Willy Wonka, perché è un personaggio molto amato. Però già dopo aver letto le prime cinque pagine della sceneggiatura ho compreso quanto fosse brillante la storia di Paul su come Willy diventa il Wonka che conosciamo”. Essere in un movie come questo “ti dà un brivido”. Poi, vedendo quanto è divertente l’esperienza anche per i tuoi compagni di set, “impari a lasciarti andare e godertela”.

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Hugh e Timothée, la strana coppia: il cioccolataio bizzarro e il suo minuscolo, bizzoso aiutante. All’incontro con la stampa Chalamet, ciuffo di riccioli neri, pantaloni neri e una deliziosa magliettina dorata scintillante, crea un contrasto buffo con Hugh Grant, capello corto, giacca e camicia che più classiche non si può. Nel movie sono una coppia comica che funziona benissimo. Grant, refrattario a ogni attività di comunicazione, infila durante l’incontro le seguenti perle: “Ormai quasi odio fare il cinema, lavoro perché devo manterere i miei figli”, le riprese sono state “molto difficili”, dover recitare gran parte del ruolo in movement seize “è stata un’esperienza pessima, ti mettono una specie di corona di backbone, molto scomoda e infatti non facevo altro che lamentarmi. E’ un processo incomprensibile – continua Grant – ti legano al corpo una serie di aggeggi, ci sono intorno alla faccia 16 cineprese e non sai dove guardare… Ho fatto del mio meglio”.

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Hugh Grant con Anna Elisabet Eberstein all’anteprima londinese del movie

 (reuters)

E ancora, continua l’attore britannico: “Mi hanno richiamato tre volte per rifare tutto durante l’anno”. Alla wonderful period soddisfatto? “Beh, no ma…”. Infine: “Rivedendo il movie non capivo più quale fossi io e quale invece fosse ricostruito in digitale. Ma oggi è così, pensate che mio padre vedendo Paddington a un certo punto mi ha chiesto se l’orso fosse vero…”.
Chalamet canta, ed è un po’ come la Garbo che sorride: in realtà che l’attore sia in grando di cantare e ballare i fan lo sanno da tempo e lo hanno scoperto anche i produttori (David Hyman lo ha raccontato a Repubblica) e il regista scovando su YouTube i suoi vecchi video del liceo. Chalamet è il terzo attore a interpretare il ruolo del personaggio ideato da Dahl nel 1964. Gene Wilder è stato protagonista della trasposizione del ’71, Johnny Depp nel 2005.

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Johnny Depp in ‘La fabbrica di cioccolato’ (2005)

 

Paul King non ha fatto mistero di aver puntato sulla prima versione e non su quella firmata da Tim Burton. “La nostra storia è ambientata circa 25 anni prima di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato – spiega il regista, coautore anche della sceneggiatura con Simon Farnaby – e il protagonista è un giovane uomo che fa i suoi primi passi nel mondo con grandi ideali. Essendo nell’universo di Roald Dahl, si ritrova in un mondo che non è positivo e accogliente come spererebbe, ma è convinto di poter cambiare le cose”.

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Gene Wilder in ‘Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato’ (1971)

 

Le prime reazioni della critica sono optimistic, soprattutto rispetto al forged. C’è chi avrebbe preferito un cioccolato più amaro, qui siamo pieni di fantasie dolcissime, create da Gabriella Cugno, giovane chef gallese con origini paterne italiane. Ma non è il solo rimando all’Italia: il produttore Hayes ha sottolineato come la galleria principale della città, il tempio del cioccolato in cui Wonka vorrebbe vedere le sue delizie, è ispirato alla milanese Galleria Vittorio Emanuele. La storia è ambientata in realtà in una città mitteleuropea a wonderful annni Quaranta, lì incontriamo il bizzarro cioccolataio pieno di speranze che tuttavia si infrangono contro il terribile cartello del cioccolato. Advert aiutarlo saranno i nuovi amici incontrati in una pensione/lavanderia, una sorta di prigione, gestita dalla perfida Mrs Scrubitt (Colman).

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