Grazia Di Michele e Giovanni Nuti, lei canta lui e insieme rifanno Tenco e Dalida: “Sentimenti universali, cantando fierezza e bellezza”

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Che Luigi Tenco e Dalida si siano suicidati, rispettivamente nel 1967 e nel 1987, oltre che un dramma umano, è un problema artistico: da allora – anche quando si parla delle loro canzoni – tutto viene letto collegandolo sempre al loro gesto estremo, provando a coglierne anticipazioni, segnali, motivi. E invece valgono quello che valgono, ovvero tantissimo, indipendentemente da questo, perché un’opera d’arte deve poter prescindere dalla biografia dell’artista. La si può leggere anche intrecciandola, ma così è facile deformarla, traviarla. Questo mettono in luce Giovanni Nuti e Grazia Di Michele, cantautori e musicisti di vaglia, che ripropongono alcune delizie del repertorio dei due cantanti in Una storia d’amore.

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Per lui, Mi sono innamorato di te, Se stasera sono qui, Lontano lontano, Un giorno dopo l’altro, Vedrai vedrai. Per lei Diciotto anni, Bang bang, Laissez-moi danser (versione francese de L’italiano di Toto Cutugno), Non andare through (che sarebbe, in italiano, Ne me quitte pas di Brel. Con un minimo dettaglio da precisare: che ‘lui’ e ‘lei’ vanno invertiti. Nuti canta le canzoni di Dalida e Di Michele quelle di Tenco.

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Prima domanda quindi: perché questo scambio di sessi?
Grazia Di Michele: “Per divertimento. Ma anche per altri motivi. Cantare Tenco non è una novità per me, un paio di anni fa avevo fatto uno spettacolo teatrale che univa lui e Pasolini. E poi io ho cantato un autore, non ho neppure messo sostantivi e aggettivi al femminile, l’ho rispettato, e i sentimenti che esprime sono universali, passano sopra al genere”.

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Giovanni Nuti: “Per me è stato un omaggio a un’artista che ho amato, ascoltavo fin da bambino, trovavo potente, fiera, bella. Ed è stato un fatto naturale cantarla adesso, anche per il mio amore per la scuola francese. Dopodiché ammetto che in teoria potesse non essere facilissimo destreggiarmi su spartiti e accordi nati per una voce ben diversa. In realtà tutto è stato perfetto: al momento di incidere sono andato di getto”.
GDM: “E comunque ci sono tre canzoni che abbiamo fatto assieme: i due inediti Piccole e grandi cose di te e Per la cruna di un in the past, scritti a quattro mani, e Ciao amore ciao, che cantarono assieme in quel fatale Sanremo”.

Sul Pageant torneremo. Intanto però raccontiamo la genesi di quest’album.
GDM: “Ci eravamo incontrati nel 2017 per Accarezzami musica, disco in cui Giovanni musicava poesie di Alda Merini. Siamo restati amici perché lui è un uomo con un animo anche femminile, nel senso della sensibilità spiccata, immediata, capace di immedesimarsi in noi donne. Come Eugenio Finardi che mi scrisse una canzone, Giochi perduti, su una ragazza che si veste per andare a un appuntamento. Poi tutto è maturato a livello inconscio, chiacchierando sui due, e a un certo punto è scattato il trac. Eravamo ancora nei vari lockdown, ci scambiavamo i file through telefonino. Anche se l’unica vera difficoltà è stata scegliere cosa non mettere, perché l’intero repertorio dei due avrebbe meritato, ma su un cd non c’è spazio. A malincuore ho escluso Giornali femminili, che svela un filone poco noto di Tenco, quello ironico e satirico. La metteremo nello spettacolo teatrale che nascerà”.
GN: “Io ho sofferto assai a non mettere Je suis malade. E anche questa ci sarà a teatro. Se ci sarà il teatro, certo”.

E siccome sottolinea se, si spieghi meglio.
GN: “Il progetto nasce anche per essere portato in tour, scegliendo però teatri e luoghi intimi, raccolti. Lì diventerà un dialogo epistolare tra due innamorati a colpi di canzoni. Ma un produttore di questo spettacolo non l’abbiamo ancora trovato. Ci stiamo provando e ce la faremo. Perché un pubblico c’è, ne siamo certi”.

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Che pubblico? Quello di chi c’period già ai tempi?
GDM: “Non necessariamente, anzi. Abbiamo fatto una presentazione pubblica allo Spirit de Milan, un locale frequentato da giovani, ed period pieno di gente nata anche dopo la morte di Dalida. I ragazzi sono molto meno stupidi e disinformati del previsto, se sanno usare bene Web e cercare le cose giuste. E sono affamati di passione, di saper vivere, di discernere le emozioni, di poesia, tutte cose di cui le canzoni di Tenco e di Dalida sono intrise”.

Non avete pensato che i loro suicidi siano ostacoli troppo ardui? Cioè, che alla positive per troppa gente le loro canzoni passino in secondo piano?
GDM: “Non ha concept le domande che ci hanno fatto in tanti, ahinoi anche suoi stimati colleghi, tra il demenziale e il morboso. Tipo ‘ma lei si è uccisa perché si period ucciso lui?’ o ‘ma si sarebbero sposati, secondo voi?’. Sulle canzoni per ora poche domande intelligenti. Contiamo che aumentino con la diffusione di questo disco, e speriamo di quest’intervista”.
GN: “Ostacoli ardui sì, come spiega Grazia, troppo ardui no, sennò non avremmo combinato nulla. Noi puntiamo sulle canzoni d’amore, che spesso lui dedicava a lei e lei a lui. Amore a volte disperato, a volte folle, a volte magico. Un amore che fu anche la base della positive di Tenco: fu Dalida a convincerlo advert andare al pageant, per farlo conoscere al grande pubblico”.

E allora arriviamoci, a Sanremo. Entrambi ci siete stati, ovviamente ben dopo la morte di Tenco. Vi è mai venuta in mente, mentre eravate in gara?
GDM: “E come fai a non pensarci, stando lì? Il suo gesto è stato uno spartiacque. Uno dei due del Pageant. Il primo magnifico, quando Modugno aprì le braccia cantando Nel blu dipinto di blu, spazzando through i cantanti melodici e ingessati che imperversavano. Il secondo, tragico, fu proprio la morte di Tenco, che aprì la manifestazione al cantautorato. Non è un caso se l’anno dopo vinse un clamoroso capolavoro come Canzone per te di Sergio Endrigo”.
GN: “Anche io ho pensato parecchio a lui. Period il 1991, concorrevo a Sanremo Giovani con Non è poesia. Mi fecero capire che ero stato eliminato dicendomi “speriamo continuerai in questa carriera”. Passai una notte terribile: non arrivai a pensare al suicidio, ma poco ci mancò. Mi consolò Purple Ronnie, e per fortuna la vita continuò”.
GDM: “Però dai, fatemi aggiungere qualcosa di un po’ divertente sul Pageant. Il ricordo del mio terzo posto con Rossana Casale del 1993. Cantavamo Gli amori diversi, e mai avremmo pensato al podio. Tanto che eravamo al ristorante e col cellulare spento. Impiegarono tantissimo a trovarci, mandammo in tilt quella macchina di programmazione che period Baudo. E quando tornammo sul palco avevamo i vestiti sporchi del sugo dei moscardini”.

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Per chiudere, Nuti, ci levi una curiosità. Ma che gli fa lei alle donne? Intendiamo in senso artistico: lei ha in carniere collaborazioni eccezionali. Piccolo elenco: Alda Merini, Milva, Lucia Bosè, Valentina Cortese, Carla Fracci, Monica Guerritore e qualcuna la dimenticheremo. Come fa?
GN: “Inizio con una risposta ironica, quella di Casanova: ‘Sono loro che mi cercano, che ci posso fare?’. Seriamente, tutto nasce da Alda, con cui la relazione è stata per anni artistica e umana, una magia. E magia ha chiamato magia, si apriva una porta e si entrava in una stanza e c’erano altre porte, e così through. Io credo moltissimo al destino, o meglio ai segnali che qualcuno di invisibile ti manda, alle coincidenze cosmiche. Così è stata la mia vita. Anche grazie a Tenco. Che anzi è alla base della mia carriera. Se vuole le racconto”.

Vogliamo. E quindi la positive (dell’articolo) sarà l’inizio (della sua carriera).
“Parliamo di metà anni Ottanta. Vivevo in Liguria, venni a Milano a cercare fortuna nella musica e decisi di restare a vivere in città, conoscerla, trovare contatti. Mi presentai al Bar Sì, molto quotato, anche perché period in galleria del Corso, luogo di transito e di incontro per produttori e musicisti. Cercavano un artista di piano bar e mi chiesero di cantare qualcosa. Io feci proprio Mi sono innamorato di te, di Tenco .Il padrone non mi fece neanche finire e mi sottopose un contratto per tutte le sere a iniziare dalla settimana dopo. Firmai e schizzai lì sotto, alle Messaggerie musicali a comprare tutti gli spartiti che trovavo. Imparai quelle canzoni con uno studio matto e disperatissimo e iniziai a proporle, pian piano aggiungendoci anche le mie. E così iniziai un percorso non ancora terminato. Il disco nasce anche dalla mia gratitudine per questo suo segnale di attenzione”.

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