‘Casa di carta’, il ritorno di Berlino: la prima rapina del ladro gentiluomo, poeta del furto

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Prendete l’abilità, la scaltrezza e i modi del ladro gentiluomo per antonomasia, Arsenio Lupin. Aggiungete il fascino di Cary Grant di Caccia al ladro e di David Niven de La pantera rosa e un pizzico di Mickey Knox, il folle assassino interpretato da Woody Harrelson in Pure born killers. Uniteli in un unico personaggio, e comincerà a emergere Berlino della Casa di carta, che il 29 dicembre tornerà con lo spinoff su Netflix dedicato proprio a lui e alla sua prima, leggendaria, rapina.

L’ispirazione per il personaggio

“Ho trovato la persona che ha ispirato il personaggio di Berlino una notte in Messico. Ho visto un ragazzo passare da angelo a diavolo in pochi secondi, ci siamo quasi scontrati. È entrato senza riguardo nei luoghi più proibiti e nascosti dell’anima. Abbiamo avuto una conversazione brutale e da lì è arrivato Berlino, un ragazzo diabolicamente intelligente”. Così Pedro Alonso, nel 2020 descriveva il suo personaggio, uno dei più amati della serie. Ma occorre dire ancora qualcosa.

“Un personaggio glaciale, ipnotico, sofisticato e disturbante, un macho incallito con serie difficoltà empatiche, un ladro dal colletto bianco che considera i suoi colleghi come inferiori”

(La voz de Galicia)

Sul lettino dello psicanalista

Berlino non è solo un rapinatore, è anche un chief con un forte carattere e con la capacità di mantenere il sangue freddo nelle situazioni più complicate. Andrés de Fonollosa, il vero nome di Berlino, è arrogante, narcisista, ha manie di grandezza, come rivela la cartella clinica svelata dalla polizia nella prima stagione.

“Tutti dobbiamo morire. È a questo che brindo: al fatto che siamo vivi. E al fatto che il piano funziona che è una meraviglia. Alla vita”

(Berlino)

‘La casa di carta’, Pedro Alonso: “Il mio Berlino indecente con le donne eppure è amato”

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Un esteta senza empatia

Pedro Alonso ha dato vita a un personaggio ossessionato dal costante bisogno di fare una buona impressione. L’essere riconosciuto e apprezzato è anche evidente dal suo aspetto: Berlino non è un bello, ma è un esteta, ricercato nel vestire e dotato di un savoir faire e una intelligenza che, all’interno della banda, lo colloca al rango di intellettuale dotato di un buon gusto fuori dal comune. Peccato, però, che manchi totalmente di empatia. Inoltre, la sua grande loquacità e il fascino, lo collocano a buon diritto fra le personalità psicopatiche. E ama manipolare gli ostaggi e fare con loro giochetti psicologici.

“Importante è l’etica, però lo è anche l’estetica”

(Berlino)

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“Non può desiderare, può solo godere”

“Appare come uno psicotico, un soggetto che non può desiderare, può solo godere, senza così tollerare i limiti e le castrazioni che la dinamica del desiderio implica”, scrive su Mind-set lo psicologo Davide Boifava, che sottopone il personaggio alla lettura psicoanalitica di Freud e Lacan. Un’analisi dettata anche da alcuni tratti molto netti, come l’alone di morte che aleggia su di lui, a causa di una malattia degenerativa terminale. “Angoscia e sofferenza non vengono metaforizzate, vengono annullate e non rimosse – spiega Boifava – diventando l’ennesima ed ultima occasione per godersela fino alla tremendous”. E ancora manca qualcosa.

“Le prime volte sono speciali, uniche. Però le ultime volte non hanno paragone, non hanno prezzo. Il fatto è che la gente, di solito, non sa che lo sono”

(Berlino)

‘La casa di carta: Corea’, le prime immagini della nuova serie

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Erotismo e misoginia

Berlino è “un erotomane – sottolinea ancora lo psicologo – un soggetto nel quale l’amore è patologizzato, incastrato nella certezza di essere amato e quindi impossibilitato advert amare”.

“L’amore non ci cronometra. L’amore si vive”

(Berlino)

La misoginia

Però Berlino ha anche comportamenti contraddittori. “Nonostante la sua vita sia dedita all’essere riconosciuto e all’essere amato, è estremamente misogino, irrispettoso nei confronti delle donne, proiezione della dolce paranoia di essere amato da chi vuole lui”. L’ennesimo paradosso di un personaggio che, per sua stessa ammissione, ha alle spalle ben quattro matrimoni. Chissà cosa resterà di tutto questo nella nuova serie.

“In fondo il tradimento è intrinseco all’amore. Il tradimento non dipende da quanto ami qualcuno ma dalla gravità del dilemma che ti pongono davanti”

(Berlino)

‘Berlino’, il ladro passionale de ‘La Casa di carta’ torna a dicembre

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La nuova serie

Ci sono solo due cose in grado di trasformare una brutta giornata in una giornata fantastica: l’amore e un giorno di lavoro che frutta milioni. Questo è ciò che porta Berlino a rivivere i suoi anni d’oro, un periodo in cui non sapeva ancora di essere malato e non period rimasto intrappolato all’interno della zecca spagnola. Qui è dove inizia a preparare una delle sue rapine più straordinarie: far sparire gioielli per un valore di 44 milioni grazie a una specie di trucco magico. Per farlo, chiederà aiuto a una delle tre bande con cui ha rubato in passato.

“Quel che è importante è morire con umorismo”

(Berlino)

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Una rapina straordinaria

Gli otto episodi della serie ripercorrono le gesta di una delle rapine più straordinarie di Berlino. Il criminale avrà al suo fianco Michelle Jenner che interpreta Keila, un genio dell’ingegneria elettronica; Tristán Ulloa nei panni di Damián, un professore filantropo e consigliere di Berlino; Begoña Vargas è Cameron, una ragazza impulsiva che vive sempre al limite; Julio Peña Fernández dà vita al ruolo di Roi, il fedele seguace di Berlino; Joel Sánchez interpreta Bruce, l’instancabile uomo d’azione della banda.

“Le banconote da 500 euro le usano i russi e i cafoni. Non sono russo. Ti sembro un cafone?”

(Berlino)

Itziar Ituño e Najwa Nimri fanno il loro ritorno rispettivamente come le poliziotte Raquel Murillo e Alicia Sierra. Samantha Siqueiros, Julien Paschal, Masi Rodríguez e Rachel Lascar completano il forged di Berlino. Gli otto episodi della serie, creata da Álex Pina ed Esther Martínez Lobato, sono scritti da Álex Pina, Esther Martìnez Lobato, David Barrocal, David Oliva e Lorena G. Maldonado. La serie è diretta da Albert Pintó, David Barrocal e Geoffrey Cowper.

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