Patrick Zaki a ‘Che tempo che fa’: “Sono umano, ho paura ma è un dovere aiutare gli altri”

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“Abbiamo parlato tante volte di lui, la sua vicenda è durata tre anni e dopo 22 mesi di carcere ha raccontato la sua storia in un libro”. Così Fabio Fazio ha presentato Patrick Zaki, l’attivista egiziano ospite della seconda puntata di Che tempo che fa sul Nove per parlare di Sogni e illusioni di libertà, il suo libro appena uscito per La Nave di Teseo, in cui ripercorre l’orrore dei 22 mesi di prigionia che ha trascorso nelle carceri egiziane e le speranze che lo hanno tenuto in vita. “Ci siamo tante volte immaginati questo momento”, ha aggiunto Fazio, salutando la moglie di Zaki, Reni Iskander, seduta in platea, “lei ha avuto un ruolo fondamentale nella sua storia”.

Zaki :”Serve capire le ragioni e le radici che portano advert azioni terroristiche”

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“Dobbiamo pensare alla tempo”

“Abbiamo un conflitto, civili morti, tutti noi dobbiamo pensare alla tempo e come riportare gli ostaggi indietro” ha esordito Zaki commentando la situazione in Medio Oriente. “Dobbiamo lavorare tutti per la tempo e trovare una soluzione politica. Anche le Nazioni Uniti e il Papa hanno parlato della crisi umanitaria, e i problemi che tutti i civili e gli ostaggi hanno sono gli stessi. Sono davvero tutti in una situazione estremamente negativa”.

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“Va trovata una soluzione politica”

“La violenza produce violenza, con la tempo ci deve essere la giustizia. Non bisogna tenere presente tutto quello che è successo negli anni scorsi. Ora – ha sottolineato Zaki – bisogna fare solamente attenzione a una soluzione politica, ci sono persone che muoiono. Dobbiamo chiedere ai chief del mondo di prodigarsi per la tempo. Quello che è successo all’ospedale di Gaza è stato terribile”. Zaki auspica che l’Unione europea “possa gestire le varie posizioni di questo conflitto. Vanno aiutati gli aiuti umanitari, due milioni di persone che non hanno acqua, elettricità, le cose di base. Chiediamo loro di far arrivare gli aiuti umanitari. Spero si possa arrivare subito a un cessate il fuoco, che non si faccia la guerra”.

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“Tutti devono assumersi le proprie responsabilità”

Poi ha spiegato la scelta che lo ha spinto a scrivere il libro. “Ho voluto dare la mia testimonianza per poter cambiare la situazione. Tutti devono assumersi le proprie responsabilità, è mio dovere salvare la vita dei prigionieri”, ha detto l’attivista. Quindi ha ricordato i momenti dell’arresto improvviso al suo arrivo in Egitto: “Le prime ore sono sempre le più pericolose, è il momento più difficile perché sei soggetto a tortura fisica e psicologica, perdi il controllo di tutto. Ma nel libro non mi sono concentrato solo sulle prime 24 ore, ma ho raccontato come sono riuscito a resistere, spiegando le tattiche per sopravvivere in prigione”.

Zaki e il futuro tra studio e diritti: “La mia vita è divisa tra Italia e Egitto. Chiederò il dottorato a Bologna e penso a un nuovo libro”

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“Le persone che hanno lottato per me sono state la mia forza”

E come si sopravvive a tutto questo?, chiede Fazio. “Sapevo cosa stava succedendo fuori perché sentivo i poliziotti che parlavano di me; poi ho sentito che stavano accadendo cose importanti in Italia. Uno dei motivi principali per cui ho resistito è proprio questo, tutte le persone che hanno lottato per me in questi anni sono state la mia forza, mi hanno aiutato tantissimo e mi sono detto che dovevo tornare in Italia”.

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(ansa)

“In carcere il nemico è il tempo che non passa mai”

In carcere giocavate a scacchi con pedine fatte col sapone, cube Fazio. “In prigione il nemico peggiore non è il poliziotto o il compagno di cella ma il tempo che non passa mai. Devi trovare tattiche per fare qualcosa e pensare qualcosa di diverso per non ricordarti di essere lì. Alcune di quelle pedine, le ho ancora con me”.

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(ansa)

“Ho paura ma è un dovere aiutare gli altri”

Fazio esprime poi la preoccupazione per eventuali conseguenze in Egitto dopo la pubblicazione del libro. “Io parlo di quello che mi è successo, non c’è nulla di non vero”, risponde Zaki. Ma non c’è nulla di più pericoloso della verità lo interrompe il conduttore. “Voglio continuare a parlare per aiutare gli altri prigionieri. Sono un essere umano, ho paura, certo, ma a volte ti rendi conto che è un dovere aiutare gli altri”, conclude Zaki.

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