Gian Luca Farinelli: “Cinema, arte e musica in una Festa che ha la fortuna di avere Roma”

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Presidente Gian Luca Farinelli, che edizione sarà la Festa di Roma edizione diciotto?
Molto ricca, divertente e sorprendente. È veramente una festa per tutti. Per chi pensa che il cinema sia un luogo in cui sorprendersi e innamorarsi, in cui vedere cose inattese e vedere quello che ci si attende di vedere. Per un pubblico di specialisti e per un pubblico di giovani, di persone che non conoscono e che vogliono farsi sorprendere. La direttrice Paola Malanga è riuscita a costruire veramente una una festa che è per tutti”.

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Quali sono state le sfide e le difficoltà di questa edizione?
“Naturalmente lo sciopero degli artisti americani è stato un problema gigantesco. L’anno scorso la sfida period una sezione internazionale da preparare in quattro mesi, quest’anno avevamo dodici mesi a disposizione, però poi di fatto siamo ripartiti a wonderful luglio, sapendo che avevamo perso una parte importante del Pageant. Quindi la sfida è stata questa. D’altro canto l’anno scorso eravamo partiti da zero, quest’anno è il primo anno in cui quel che avevamo costruito l’anno scorso in grandissima fretta inizia a dare i suoi frutti”.

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Qual è la peculiarità della Festa di Roma, come la state disegnando rispetto al passato, rispetto a tutti gli altri competition?
“È figlia di un Paese che ha un enorme tradizione cinematografica e in questo momento ha un un’industria audiovisiva che lavora a pieno regime. Una rassegna al servizio di un sistema cinematografico importante e internazionale senza entrare in conflitto con Venezia, ma anzi. Svolgendo un’attività rilevante per il sistema, rilevante per per la città, con una dimensione europea e internazionale. La sfida è questa e mi sembra che il programma dimostri che c’è lo spazio per compiere questo”.

Chi ci sarà sul tappeto rosso?
“Una parte rilevante del cinema italiano, europeo e internazionale e di questo siamo molto fieri, tenendo tenendo presente anche quest’anno gli ospiti americani ovviamente saranno pochi”.

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Quanto è importante la dimensione cittadina di una Festa come quella di Roma?
“La chiave del competition si chiama Roma, nel senso che Roma è una straordinaria opportunità e la città più importante del Paese. È la più grande ed è quella dove comunque avviene tantissimo e dove c’è un pubblico anche straordinario. Quindi la scelta prima di tutto ha questa grande fortuna. E quindi è un programma in cui le arti sono estremamente presenti. E poi, dal mio punto di vista c’è anche questo aspetto della storia del cinema. Tengo molto, e penso sia anche molto importante in una città come come Roma che ci siano dei restauri importanti. Cose sorprendenti come Ciao nì,che ritorna in una versione restaurata. E poi, visto che sono i 50 anni della morte di Bruce Lee, il suo movie L’urlo di Chen, che si conclude al Colosseo, e poi L’odore della notte, restaurato, di Claudio Caligari. E c’è il secondo movie di Paolo Virzì, quello che lo ha reso celebre. Ci sono dei documentari strepitosi, tra quello su Fellini, con bobine dell’intervista di un regista francese che aveva fatto nel 1981. C’è Maria Callas e il suo centenario, un documento su delle sue efficiency più famose, una delle efficiency più famose di tutto il Novecento, lei che canta all’Opera di Parigi nel 1958: sono state ritrovate le bobine, il magnetico, è stato restituito il colore: è come andare una serata all’Opéra di Parigi, essere seduti in platea. In quella notte magica c’è la versione restaurata di Medea, con finalmente il doppiaggio fatto dalla stessa Callas. E poi c’è Il camorrista di Giuseppe Tornatore, la serie mai messa in onda che è sconvolgente per quanto è potente e moderna nel linguaggio”.

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C’è un alto numero di titoli italiani. Alla domanda sulla “Festa autarchica” come risponde?
“Mah, leggevo che uno degli esempi di questa autarchia sarebbe la Magnani: se la Magnani è autarchica, beh, forse non abbiamo ben capito come come stanno le cose. La Magnani appartiene alla storia del cinema mondiale e tra l’altro quell’immagine scelta è della serata in cui già riceve l’Oscar. Che ci sono moltissimi italiani, è vero, ma questo è anche lo specchio di un momento abbastanza vertiginoso. C’è un momento in cui l’industria italiana produce tanto e produce nelle varie direzioni, nella fiction, nel documentario, nelle serie e nella sperimentazione. Quindi è difficile non dar conto di questo. Il punto è un altro: se abbiamo selezionato dei brutti movie. È giusto che un competition italiano a Roma sostenga anche questo aspetto e questa novità dell’industria italiana. Poi non è che dobbiamo essere sempre autolesionisti: non ho mai sentito Cannes attaccato perché c’è qualche movie francese in più. Aspettiamo di vedere i movie, se poi sono brutti vorrà dire che ci siamo sbagliati. Ma io non penso”.

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