Jacopo Volpe, il batterista romano in tour con Put up Malone: “L’ho conquistato con un mio video”

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“Nihil difficile volenti”, nulla è difficile volendo, è inciso sulla facciata di un palazzo di Roma, all’incrocio tra il Lungotevere e Belle Arti. È una frase che Jacopo Volpe, classe 1990, romano, batterista, deve aver letto spesso passando di lì. È una frase che ha segnato, magari inconsciamente, tutta la sua vita, e che lo ha portato dall’essere il batterista di una piccola band romana a diventare il batterista di Put up Malone, una delle più grandi star americane di oggi, che non solo nel 2018 ha battuto il file di Thriller di Michael Jackson per il numero di settimane consecutive di permanenza nelle classifiche americane, ma ha anche venduto 80 milioni di album, ha vinto 10 Billboard Music Awards, 3 American Music Awards e 1 MTV Video Music Award e ha ricevuto 9 nomination ai Grammy. Quindi, che ci fa un ragazzo romano sul palco di Put up Malone e dietro i tamburi della batteria? Realizza il suo sogno, seguendo la massima latina, è quello che ha sempre fatto, con perseveranza, testardaggine, coraggio, bravura.

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Seguendo la regola è passato dai Vanilla Sky alle band di Coez, Sfera Ebbasta, Marracash, Blanco, Bloody Beetroots, Salmo ed ora Put up Malone, perché nulla è difficile volendo. Lo schema, cube lui, è sempre lo stesso; “Ho una grande ammirazione per il gruppo o l’artista con cui vorrei suonare”, racconta Volpe, “e inizio a trovare dei punti in comune, un qualsiasi modo per avvicinarmi a loro. Ho iniziato con i Vanilla Sky, suonavo con una piccola band che condivideva la sala show con loro, ho conosciuto Daniele Autore che al tempo produceva alcuni gruppi della scena romana figli del loro mondo, e quando hanno avuto bisogno di un batterista ho fatto un provino, che non andò benissimo a dire il vero, ma che mi permise di avere con loro una seconda possibilità. Dal 2009 sono stato il loro batterista”.

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E poi?
“Mentre eravamo nella fase più bella dell’avventura dei Vanilla Sky ho iniziato a lavorare come turnista per altri artisti del mondo hip hop. Il primo è stato Coez, ma io avevo una grandissima ammirazione per Salmo, dentro di me mi vedevo sul palco con lui, quindi attraverso amicizie in comune sono riuscito a conoscerlo e pian piano è nato un rapporto di fiducia e di lavoro, più o meno nel 2015/2016. Questo mi ha fatto conoscere dagli artisti dell’hip hop che iniziavano a pensare di volere una band vera e propria in concerto. Quindi ho fatto un paio di tour con Sfera, poi lo scorso anno come batterista e direttore musicale con Marracash, e un anno prima avevo iniziato anche a suonare con Blanco, prima che si trasformasse in un fenomeno mediatico. Mi period piaciuta la sua attitudine un po’ punk, che rispecchia molto il mio modo di suonare e di stare sul palco”.

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Come è arrivato a Put up Malone?
“In una maniera che può sembrare un po’ naïf, o da sognatore. Fondamentalmente ascolto molta musica e quando mi è capitato di ascoltare Put up Malone dentro di me ho sentito un background comune, delle affinità, e da sognatore mi sono svegliato una mattina e ho detto alla mia ragazza ‘io penso che siamo molto simili, devo suonare con lui’”.

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Essendo Put up Malone una star americana il meccanismo dei ‘sei gradi di separazione’ che ha funzionato con gli altri italiani, qui period più difficile da applicare…
“Sì, diciamolo, erano evidentemente più di sei gradi. Ma la fortuna ha voluto che io abbia suonato per un paio d’anni con The Bloody Beetroots, che sono italiani ma hanno un grandissimo mercato internazionale e in quel periodo frequentavo con loro l’America e Los Angeles. Tramite un fonico che lavorava con noi ho rimediato un go per un suo concerto a Baltimora. Period il 2018, ho preso l’aereo di notte e l’indomani mattina ero a Baltimora, sono andato al luogo del concerto, sono entrato nel backstage e a un certo punto mi sono ritrovato davanti Put up Malone. Ho preso coraggio e mi sono presentato: ‘Sono un batterista di Roma’ e lui mi ha risposto, ‘È la mia città preferita, voglio andare a vivere lì un giorno, passare tutto il mio tempo a guidare una Vespa e bere del buon vino’. Sono stato fortunato, mi ha preso in simpatia, mi sono presentato e sono giocato subito una carta, gli ho fatto vedere un video in cui suonavo la batteria rifacendo un suo brano. Alla nice ha preso il mio telefono e mi ha scritto il suo numero, ‘io e te dobbiamo suonare insieme, fatti sentire’. Nel tempo di un video sono passato da essere un perfetto sconosciuto a uno che aveva il suo numero di telefono”.
Quindi?
“Quindi ho pensato dentro di me che in qualche modo potesse essere fattibile, nelle settimane seguenti ci siamo scambiati un paio di messaggi, ho cercato di essere meno invadente possibile. Poi la fortuna ha voluto che dopo poco sia venuto a suonare a Roma. Al tempo si esibiva solo con le basi, non aveva una band, aveva l’impostazione da rapper hip hop. Aveva un break day il giorno prima del concerto, quindi siamo andati in giro per Roma, è andato davvero sulla Vespa, e la sera siamo usciti. Dopo qualche birra e qualche bicchiere di vino mi ha detto “il giorno in cui farò la band sarai il mio batterista”, mi ha dato una speranza. Period il 2018 e io negli anni successivi ho fatto del mio meglio per restare nel suo radar, ho fatto amicizia con persone del suo entourage, per evitare di cadere nel dimenticatoio. Nel 2022 è tornato a Roma per uno showcase acustico. Io non avrei dovuto esserci, ero in tour con Blanco, ma il giorno prima Blanco ha avuto un piccolo incidente domestico, ha annullato il concerto e io sono rimasto a Roma. Lo ho incontrato e mi ha detto che stava lavorando al nuovo album, e il suo direttore mi ha detto ‘tieniti pronto’. Poi lo scorso maggio mi hanno mandato un messaggio: mi volevano per iniziare un tour. E così li ho raggiunti. E ora sono con loro”.

Quindi nel futuro…
“Il futuro non è scritto, ovviamente. Le prime date erano una prova, lui non aveva mai avuto una reside band, è andata bene e mi hanno deciso di continuare e mi hanno confermato per il tour mondiale. Finita questa parte negli Usa si parte per Sudamerica, Asia, Nuova Zelanda, fino a dicembre sarò impegnato. Il primo pensiero è quello di continuare a cavalcare il sogno, magari proseguirò con altri tour, ci sono le possibilità e i presupposti per poter andare avanti per almeno un altro anno. Poi tutto è possibile: se suoni per Put up Malone in tutto il mondo sei sotto i riflettori, potrebbero accadere altre cose…”.

Period quello che sognava da bambino?
“Assolutamente sì, senza alcun dubbio, nella mia vita non ho mai pensato a un piano b, mi ero prefissato un obbiettivo e finora ci sono sempre arrivato. E sogno ancora”.

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