“Come dicevano a Boris, Favino voleva fare anche Ferrari”. L

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Attori, registi e doppiatori italiani appoggiano la ‘battaglia’ di Pierfrancesco Favino, che ha fatto sentire la sua voce dalla Mostra del cinema di Venezia 2023. “Il pubblico italiano tornerà advert avere fiducia nel cinema italiano quando vedrà gli attori italiani entrare nelle produzioni internazionali. È la piccola battaglia che io sto facendo per la quale dico che i ruoli italiani devono essere interpretati da attori italiani”, ha detto in merito ai ruoli degli attori italiani nei movie stranieri, che tratteggiano determine simboliche del nostro Paese, come nel caso di Enzo Ferrari, impersonato dall’attore statunitense Adam Driver, nel movie in concorso Ferrari di Michael Mann. Una affermazione che continua a far discutere e che riscuote ampio consenso tra i colleghi di Favino, anche se non mancano voci contrarie e chi si concede una battuta battuta bonaria: “Ma perché, Picchio voleva fa’ pure Ferrari? Aveva tempo?”, ha detto Giorgio Tirabassi.

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(reuters)

“C’è un problema di identità”

“Mi fa piacere che Favino, che stimo, ci sia arrivato, e che altri lo sostengano, son contento. Ci arrivano sempre sei mesi o un anno dopo, ora finalmente si svegliano tutti. Ma io c’ero già arrivato da tempo, per primo”. A dirlo è Luca Barbareschi. “Avevo parlato con lui del problema della narrazione italiana, dell’identità italiana, delle aziende italiane. È una battaglia fondamentale, perché siamo rimasti in pochi a essere veramente italiani”, continua Barbareschi ospite al Lido in veste di produttore di The palace di Roman Polanski e per presentare il movie The penitent da lui diretto. E sottolinea: “Io qui sto vedendo dei movie imbarazzanti in inglese. C’è un problema di identità. Ci sono degli spagnoli che pensano che basti dire ‘hey you, passami la pasta’ per interpretare un italiano”.

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Una scena di ‘Ferrari’

 (ansa)

“L’algoritmo sceglie l’attore”

Nel movie di Barbareschi “il mio personaggio – spiega – recita in inglese, ma è uno psicanalista argentino che usa la lingua del posto in cui vive, New York. E questo ha un senso. Ma se io faccio Dante Alighieri, o racconto qualcosa della struttura, dell’architrave narrativa italiana, allora no, non è accettabile”. “Ci impongono strutture narrative, ormai l’algoritmo sceglie l’attore a seconda del gradimento della piattaforma. Ma l’algoritmo è stupido. La vogliamo smettere o continuiamo a farci prendere per il culo?”, conclude Barbareschi.

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(ansa)

Gli altri favorevoli

Anche per Pupi Avati “Favino ha pienamente ragione. Visto che capita spesso che gli americani facciano movie sugli italiani, ha perfettamente un suo senso che siano interpretati da italiani”. Un parere, quello del regista, in sintonia con Edwige Fenech: “Favino ha ragione, gli americani hanno avuto molto più spazio nei movie italiani che non il contrario”. 

“Capisco il ragionamento che ha fatto Pierfrancesco Favino ed è davvero un peccato che ruoli iconici della nostra storia, come quello di Enzo Ferrari, vengano interpretati da attori non italiani. Su questo non ci può essere una polemica: sono d’accordo con Pierfrancesco al cento per cento”, ha detto l’attrice Caterina Murino, madrina della Mostra del Cinema di Venezia.

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Adam Driver in una foto di scena del movie ‘FerrarI’ di Michael Mann

 (ansa)

Il paragone con Anna Magnani

Secondo Monica Guerritore, “non dobbiamo generalizzare, ma esistono personaggi con una identità talmente definita che solo ricreandola si può renderli universali, ecco perché sono pienamente d’accordo con Favino. Anche io mi sono sentita dire che se avessi affidato il ruolo della Magnani a una star americana avrei conquistato il mercato mondiale, ma la Magnani non può che essere interpretata da un’attrice italiana. Noi siamo la nostra lingua, i nostri gesti, la memoria condivisa, le nostre intemperanze e la nostra resistenza alle avversità, la nostra energia. Tutto questo ci racconta, non solo una scenografia”.

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(ansa)

“Più attenzione al cinema italiano”

“C’è bisogno di una maggiore attenzione verso il cinema italiano e quindi andrebbe protetto”, ha detto l’attore e regista Marco Bocci. “Se si creano due fronti, uno a favore della dichiarazione di Favino e uno contrario, io sono schierato con il fronte favorevole”, ha detto l’attore e regista Rocco Papaleo.

“Detto che la scelta degli attori la fanno i registi, Favino fa bene a portare avanti gli attori italiani. E se non lo fa lui, che in questo momento ha una grande esposizione, ben venga chi si prende la responsabilità di rompere gli argini della banalità e di raccontare qualcosa che magari si cube in uno stretto giro di persone ma poi nessuno ha il coraggio di dirlo ai quattro venti”, ha aggiunto l’attore e regista Alessandro Siani.

“Favino ha assolutamente ragione. Noi doppiatori in tempi non sospetti abbiamo fatto uno sciopero a favore di questo tema quando per i Promessi sposi furono prese persone straniere, tra cui Danny Quinn, e noi abbiamo detto ‘grazie no: per i movie italiani servono attori italiani'”. A dirlo è Pino Insegno, attore, doppiatore e conduttore.

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(ansa)

“Colpa del doppiaggio”

Mads Mikkelsen, divo danese di fama mondiale, punta invece il dito sul doppiaggio: “Se la Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna smettessero di doppiare i movie in tutte le lingue, questo potrebbe essere un elemento importante, ma finché continuano col doppiaggio, a chi importa quale sia la lingua originale? Non ho mai capito perché destiny questa cosa, per me folle. E poi abbiamo visto Tom Cruise interpretare un ufficiale nazista (Operazione Valchiria, ndr) con un leggero accento tedesco per quattro minuti e poi diventare americano in piena regola, da lì in poi. Puoi farlo in questo tipo di movie, in altri invece decisamente li rende meno credibili”.

I contrari

“Io mi dissocio – cube netto Edoardo Pesce  – È un po’ come nel mio piccolo quando ho interpretato il mafioso Giovanni Brusca (nella fiction Il cacciatore ndr) e un attore palermitano alla Vucciria se l’è presa con me che non ero siciliano. Ho imparato il dialetto, il coach mi mandava delle frasi su cui esercitarmi anche se quasi non capivo cosa volessero dire, il linguaggio si può apprendere. Per me Adam Driver può fare Ferrari, ciò che conta è la caratterizzazione significativa del personaggio”.

“Caro Favino, negli ultimi trent’anni, il cinema italiano non ha creato uno star system riconoscibile nel mondo, così come invece è stato ai tempi di Gassman”, è stato invece il commento di Andrea Iervolino, Ceo del Gruppo Ilbe tra i produttori del movie Ferrari.

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(ansa)

Una questione complessa

“Il tema posto da Pierfrancesco Favino, che è un mio caro amico, è una questione molto complessa – ha invece commentato Gabriele Salvatores – su cui bisognerebbe riflettere in maniera più approfondita e comunque il fatto che oggi ne stiamo discutendo dimostra l’importanza del tema”.

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La presa in giro di Tirabassi

“Ma perché, Picchio voleva fa’ pure Ferrari? Aveva tempo?”. È la battuta con cui Giorgio Tirabassi commenta le parole del collega Favino. “Forse ha ragione Favino perché un personaggio italiano lo dovrebbe fare un italiano e le occasioni per gli attori a volte fanno la storia. Alcuni ruoli e alcuni movie sono collegati a certi attori. Ma è un punto di vista di Favino, così come di altri attori italiani”.

“Forse la produzione americana ha visto Adam Driver per questo ruolo evidentemente… a parte che Driver è un attore bravissimo”, aggiunge Tirabassi precisando di non aver visto il movie. “Ferrari comunque lo fece già Castellitto, è un progetto che è già stato fatto in Italia. Poi se questa è una polemica, io sulle polemiche faccio un passo indietro. Rispetto quello che cube Pierfrancesco”.

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