Lo ‘spiritello porcello’ è stato evocato alla Mostra, trentasei anni dopo. Il titolo raddoppia, Beetlejuice Beetlejuice, e Tim Burton l’illusionista, rilancia. Apre la rassegna veneziana all’insegna di una grande all’allegria con il ritorno del suo cult più libero ed eccentrico, accompagnato dagli interpreti di allora e di ora: Michael Keaton, di cui stavolta conosceremo l’ex moglie (e attuale compagna del regista): Monica Bellucci in versione sposa cadavere, sensuale e letale, il bel viso e il corpo tenuti su dalle graffette.
E poi tre generazioni di muse: Catherine O’Hara, videoartista, la figlia Winona Ryder che del suo parlare con i morti ha fatto uno present e la nuova entrata, Jenna Ortega, la ‘nipote’ che arriva sul tappeto rosso nel giorno giusto della settimana, Mercoledì.
Con loro, stavolta, anche Willem Dafoe, fresco di nomina da direttore artistico della Biennale teatro. Accoglienza calda per il movie alla proiezione della stampa, stasera l’anteprima mondiale per il pubblico del Palazzo del cinema, l’arrivo in sala il 5 settembre con Warner.
“La Mostra è onorata e fiera di ospitare la prima mondiale di un’opera che è una sorprendente altalena di immaginazione creativa e trascinante ritmo allucinatorio”, aveva detto il direttore Alberto Barbera. Come nel primo movie la componente horror convive alla grande con quella comica”, in una sorta di musical che spazia dai Bee Gees alle hit anni Novanta, partendo dall’indimenticabile la marcetta di Danny Elfman, che firma ancora le musiche, mentre i meravigliosi costumi del movie sono di Colleen Atwood.
Nella nuova storia la morte del patriarca Jeffrey Jones. Ingoiato da uno squalo dopo essere sopravvissuto a un incidente aereo, moglie, figlia e nipote tornano nella vecchia casa in Connecticut. Dove la famosa videoartista vuole trasformare il dolore e il funerale in una installazione d’autore. Persino la casa è a lutto con loro. Nell’attico la giovane trova il modellino della città e si ritroverà a rievocare, nominandolo tre volte, il personaggio in bianco e nero, maligno divoratore di scarafaggi, spettinatissimo, bistrato, sempre in bilico tra ridicolo e il minaccioso.
A Willem Dafoe tocca il ruolo di un vecchio divo star di una serie di movie polizieschi anni Settanta, Hardballer, morto sul set durante una scena acrobatica. A loro si aggiunge Justin Theroux, in un personaggio – il fidanzato supervisor di Winona/Lydia, intriso di buonismo e filosofia new age d’accatto, uno dei tanti sberleffi al politicamente corretto di Burton, come pure le forme più vuote spacciate per arte contemporanea, una deriva che il regista aveva già individuato nel primo movie.
Se spirito di Beetlejuice Beetlejuice cerca di essere il più fedele possibile all’originale, chiaramente il price range è completamente diverso, regalando al regista una maggiore libertà, anche se gli effetti, i mostri, gli ambienti sono realizzati davvero, “non ci sono attori che devono immaginare, come nel inexperienced display screen”, cube Burton. E’ bello ritrovare le vecchie determine dell’aldilà, la sala d’attesa e i numeretti, soprattutto Bob, anima gentile, corpo gigante e testa miniaturizzata, circondato da un ufficio di simili, a vederli in giacca gialla sembrano un’elegante versione dei Minions. Tante le risate e nella scena in cui il centinaio di influencer da 5 milioni di follower cadauno radunati per il matrimonio vengono fatti risucchiare dai loro telefonini: l’applauso alla proiezione dedicata alla stampa ha decisamente qualcosa di liberatorio”.
Tim Burton spiega perché è così speciale Beetlejuice “tutti me lo chiedono e per quanto lo ami non ho mai capito il perché tanto successo. È un progetto personale, per me, tornare con Michael e gli altri attori, ha reso tutto speciale. Dopo il primo movie – racconta Burton – erano tante le idee per un sequel, ma nessuna i convinceva. Poi ho capito che la cosa che mi entusiasma davvero è la vita: capire cosa fosse successo alla famiglia Deetz, come sono cambiai i rapporti, tornare a esplorare quei personaggi”.
Period chiaro che lo spirito dovesse essere lo stesso: “Usare la tecnologia nei movie mi ha sempre emozionato, da Pee-wee’s large journey. Ma lavorare con effetti speciali dal vivo, e i pupazzi, è altra cosa, emerge l’energia e la spontaneità”.
Beetlejuice, allora come ora, è il manifesto del mondo cinematografico di Tim Burton? “Negli ultimi anni sono rimasto deluso dall’industria cinematografica in generale possiamo dire e mi son reso conto che, se avessi voluto fare qualcosa sarebbe dovuto venire dal cuore. Come succede a Lydia nel movie, negli anni, invecchiando, la vita prende direzioni numerous da quelle previste. Forse mi ero un poco perso anche io. Perciò questo movie è stato energizzante, mi ha restituito il senso di fare cose con persone che adorano il cinema e adorano farlo bene. Ogni tanto, come artista, mi perdo: ma ora penso di essermi ritrovato. La cosa fondamentale per me, al di là del risultato period lavorare con queste persone”.
Monica Bellucci è Dolores, donna vendicativa, sensuale e pericolosissima “l’unico punto debole di Beetlejuice, colei che lo ha reso quel che è, l’unica di cui ha paura, spiega Keaton) “Per un’attrice il processo di trasformarsi in un personaggio è misterioso, lo è stato anche stavolta per me. Tim mi ha parlato del personaggio, mi ha spiegato che period un ruolo importante e mostrato il momento in cui lei si ricompone: è stato incredibile. Per realizzare la scena ho dovuto imparare una coreografia specifica, un lavoro quasi da mimo. Si muove tra le cicatrici come una bambola di pezza”.
[[(gele.Finegil.Image2014v1) 81st Venice Film Festival]]
Del cinema di Burton: “E’ stato un onore essere nel forged, Tim è un artista che crea situazione fantastiche, spaventose, divertente. Di Dolores amo la dualità, una creatura cattiva ma che allo stesso tempo affascina, è pericolosa. È una metafora della vita, questo mio personaggio: tutti noi abbiamo cicatrici e lei, fatta a pezzi, riesce a tornare”. Sottolinea, l’attrice italiana, “questo movie parla anche delle donne, tre generazioni di donne, che si amano e si sostengono, anche quando litigano e sono in contrasto. Credo che sia un messaggio importante che esce nel momento giusto. C’è molto amore in questo movie”.
Jenna Ortega: “Ero già una fan di Beetlejuice, ho cercato di studiare un personaggio che fosse figlio, ma anche diverso, da quello di Winona, una donna determinata che sa chi è, una rabbia che viene da un luogo diverso da quello della madre. Il mio personaggio è più nel mondo reale. Io mi trovo benissimo da attrice in quello di Tim, di cui mi fido ciecamente”.
Per Winona Ryder “è emozionante essere di nuovo insieme, realizzare un sogno. L’amore e la fiducia in Tim sono profonde e hanno dato giocosità al lavoro. Abbiamo potuto sperimentare insieme, sapendo che, se quel che proponevamo non andava bene non lo avrebbe usato. Ci siamo sentiti liberi ma al tempo stesso sicuri, ho apprezzato di poter ricevere questa energia, così simile a quella del primo movie. Una delle esperienze pi belle della vita”.
Nel movie ci sono una serie di piccoli riferimenti e omaggi all’Italia – non è un caso che Beetlejuice Beetlejuice abbia scelto la Mostra. In una scena Lydia/Winona racconta alla figlia di aver conosciuto il padre a un competition di cinema dedicato a Mario Bava, e che Operazione paura è il loro movie preferito. E ci sono, qua e là, molti tocchi e frasi nella nostra lingua italiano. Sorride Burton: “Ho sempre voluto realizzare un movie horror in italiano, e penso di averlo fatto. Sono fan delle opere di Mario Bava, Dario Argento. Non sono un regista italiano di horror ma mi piacerebbe”. Conferma Bellucci: “Sì, Tim ama l’Italia e mi ha fatto vedere moltissimi movie: grazie a lui ho scoperto Mario Bava”.
Quanto a una già ventilata trilogia, di un eventuale Beetlejuice Beetlejuice Beetlejuice, la components infatti prevede che per evocare lo spirito il nome sia pronunciato tre volte, Burton glissa: “Ci sono voluti trentasei anni per fare il sequel, tra trenta io avrei oltrepassato i cento. E per quanto ci siano grandi progressi nel campo della scienza medica, non credo probabile che succederà”.