Seydou Sarr, ritorno a Venezia: dopo ‘Io capitano’ un documentario su calcio e razzismo

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A un anno dal successo mondiale di Io capitano, movie di Matteo Garrone, il protagonista Seydou Sarr torna alla Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal 28 agosto al 7 settembre, con un movie documentario a lui dedicato, Seydou – Il sogno non ha colore, diretto da Simone Aleandri. Prodotto da Marvel Undertaking con Rai Cinema in collaborazione con Lega Serie A, sarà presentato alla 21esima edizione delle Giornate degli Autori nella sezione Confronti e offre un racconto dei primi, intensi diciannove anni della vita di Sarr, vissuti con il grande sogno di diventare un calciatore.

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Il casting per Io capitano è stato, infatti, un evento casuale attraverso il quale la recitazione ha fatto irruzione nella vita di Seydou che, fin da bambino, aveva coltivato tutt’altra passione. Una passione che ha saputo resistere ai momenti negativi e alle avversità e che ancora mantiene vivo in Seydou l’obiettivo di emergere anche nel mondo del calcio. Per questa ragione il protagonista di Io capitano intraprende un viaggio per “incontrare chi ce l’ha fatta”. Attraversa l’Italia arrivando nelle città e nei centri sportivi dei membership della serie A e si confronta con nomi di spicco del panorama calcistico italiano e internazionale, da Adli a Banda, Dybala, Danilo, Messias e Okoye, dialoga con Francesco Totti, Ciro Ferrara, Omar Daffe. Compie un viaggio per conoscere le loro storie, per raccogliere esempi, ma anche per una riflessione sul tema del razzismo.

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Seydou Sarr con il premio “Marcello Mastroianni” come miglior attor esordiente, insieme al regista Matteo Garrone alla Mostra di Venezia 2023 

Le conversazioni fanno perno su quanto il razzismo sia ancora radicato nella nostra società, dagli insulti in stazione, in strada, ai commenti sui social e su come a volte anche il calcio sia diventato situation di discriminazione. Gli incontri di Seydou offrono l’occasione per riflettere sulle vittorie personali e sulle battaglie collettive, sollevano domande sul valore della diversità e sulla capacità del calcio e del cinema di unire le persone al di là delle differenze. Con la sua storia, Seydou diventa il testimone ideale della lotta di chi vuole essere giudicato per le azioni e il talento e non per il colore della pelle.

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