Sesso a Venezia. Come sempre la Mostra si fa palcoscenico e amplificatore delle tendenze del cinema mondiale. Lo fa anche con un il ritorno di un grande assente degli ultimi anni, il sesso, l’erotismo con le implicazioni sentimentali, sociali, antropologiche, raccontate da una prospettiva altra rispetto a quella dell’immaginario dominante del passato.
Conferma il direttore Alberto Barbera: “Uno dei temi che attraversano questa edizione è quello della sessualità in tutte le sue forme, etero, omosex, fluida, sadomaso, adolescenziale. Un vero e proprio il ritorno all’erotismo dopo anni di perbenismo che lo aveva bandito. Io lo vedo come un segnale positivo di apertura, la caduta di forme di censura e autocensura che in qualche modo limitavano gli autori”.
Tanti i titoli, Babygirl con Nicole Kidman, supervisor che rischia tutto per la relazione segreta con un giovane assistente, Love del norvegese Dag Johan Haugerud sui comportamenti sessuali deviati, la serie Disclaimer di Alfonso Cuaròn. Ma i titoli più attesi e forse sorprendenti, sono quelli di due autori italiani. Uno è Diva futura, con cui Giulia Steigerwalt, alla seconda regia, conquista il concorso. La storia è quella dell’agenzia Diva futura e di Riccardo Schicchi, interpretato da Pietro Castellitto, colui che ha rivoluzionato la storia del costume italiano con il porno, incanalandovi il vento dell’amore libero.
Siamo negli anni Ottanta e Novanta e a lui spetta il compito di lanciare alla ribalta un gruppo di “dive” della porta accanto: Eva Henger, Ilona Staller e Moana Pozzi, che entrano nelle case degli italiani con i canali delle television non-public e delle videocassette. L’avventura imprenditoriale viene raccontata, nel movie, attraverso lo sguardo della giovane segretaria dell’Agenzia Diva Futura (interpretata da Barbara Ronchi), un crescendo incontrollabile, un impatto mediatico mondiale, implicazioni imprevedibili, come la candidatura e l’elezione in parlamento di “Cicciolina”. “Vedrete lo sguardo di Giulia sul mondo della pornografia, che è del tutto esente da remore moralistiche e pregiudizi ideologici – spiega il direttore della Mostra – ed è l’aspetto più interessante del movie, senza ovviamente occultare gli aspetti più truci di quel mondo”.
Un sondaggio dello scorso anno dava tra i movie in cima alla lista dei più attesi a livello mondiale Queer di Luca Guadagnino. Un progetto a cui l’attore pensava da oltre trent’anni, tratto dal romanzo scandalo di William Burroughs (rimasto senza pubblicazione per trent’anni). Si racconta la storia omosessuale tra l’americano Lee, espatriato in Messico per sfuggire a una retata di droga e un militare in congedo, Allerton, anche lui sotto dipendenza.
Allucinazioni, memoria, fantasie che prendono corpo in modo vivido e senza censure. Uno dei motivi – le scene di sesso, tante, esplicite – che avrebbero reso il movie inadatto a essere l’apertura della Mostra, come lo scorso anno avrebbe dovuto essere Challengers. Di sicuro il ruolo della vita per Daniel Craig, che dismette i panni di Bond e i panni in generale, protagonista di molte scene di nudo.