Nanni Moretti, i 70 anni di uno splendido regista (e attore)

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“Sarò uno splendido settantenne”. Da mesi Nanni Moretti ripete questa frase, autocitazione del suo movie Caro diario: “Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste, e ora sono uno splendido quarantenne”, diceva nel 1993. E ora può giustamente ripeterlo, aggiornando l’età, a voce alta.

A maggio Moretti, con il suo ultimo movie Il sol dell’avvenire è tornato per la nona volta al competition di Cannes ed è stato accolto dagli applausi del pubblico e dal giudizio positivo della critica: “Ritroviamo finalmente Moretti come l’amiamo noi francesi, con un umorismo acido che funziona ancora benissimo”, aveva osservato Aureliano Tonet, giornalista di Le Monde. Un regalo di compleanno anticipato.

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Movie e nevrosi

“Qualcuno cube che quando finiranno le mie nevrosi finiranno anche i miei movie”, dichiarava Nanni Moretti trentunenne, intervistato nel documentario di Marco Colli, Riso in bianco: Nanni Moretti atleta di se stesso. A giudicare dal suo ultimo movie, e dal dibattito che ha generato, le nevrosi non sono finite. Anzi.

Per cinque decenni, Moretti ha prodotto, scritto, diretto e recitato in 14 movie “suoi”, in altri 9 – diretti da altri colleghi – ha solo recitato. La sua cifra stilistica è stata l’aver messo in scena, quasi sempre in chiave grottesca e parodistica la sua vita, ponendo davanti allo spettatore una gran fetta del suo mondo, comprese le idee, l’ironia, le idiosincrasie, i suoi amici e la sua famiglia, madre, padre e figlio.

Cannes, Nanni Moretti con il forged de “Il Sol dell’avvenire” balla a sorpresa sulle notice di Battiato

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E anche le trasformazioni legate allo scorrere del tempo, il suo e il nostro. Un racconto ininterrotto, che parte dai vent’anni del corto La sconfitta (1973) e arriva ai settanta de Il sol dell’avvenire (2023). E in mezzo, 50 anni di vita e di storia italiana. E uno scontro in television che fece epoca.

Il Match

Correva l’anno 1977 e il 14 dicembre sulla Rai, nella trasmissione Match, condotta da Alberto Arbasino, da una parte c’period Mario Monicelli, maestro della commedia all’italiana, e dall’altra, capelli lunghi, baffi e posa svogliata, il 24enne Nanni Moretti, un promettente regista di cinema sperimentale che l’anno precedente aveva esordito con il suo primo lungometraggio Io sono un autarchico. Uno scontro fra la vecchia e la nuova scuola.

Moretti, irrequieto sulla sua sedia, accusava Monicelli (spesso riferendo a lui come “voi registi”) di fare movie per il successo e rivendicava per sé l’emancipazione da quel cinema rappresentato proprio dal regista dei Soliti ignoti. Anni dopo, ritornando su quel Match, Monicelli disse che in quell’occasione “Nanni attaccava e io non dissi nulla contro di lui, anche perché facevo la parte del barone. Vedo che ora il barone è Nanni, e – concludeva – me ne rallegro”.

Pochi soldi e tante idee

Nanni Moretti gira i primi movie con pochissimi soldi e tante idee e cose da dire. “Non rappresento una generazione. Io rappresento, tutt’al più, solo me stesso”, diceva di sé, ma chi in quegli anni c’period, ha visto in quelle immagini e sentito in quei dialoghi, una eco di qualcosa che stava accadendo e provando in quel momento.

Il primo lungometraggio

Quando esce Io sono un autarchico, Nanni Moretti ha 23 anni, il movie è realizzato con una cinepresa 8 millimetri, la stessa che aveva comprato subito dopo il liceo, vendendo la collezione di francobolli. Con quella cinepresa ha già realizzato La sconfitta una rilettura in chiave comica della crisi di un ex-militante sessantottino. Poi un secondo cortometraggio, Pâté de bourgeois, nel quale sono trattate alcune storie di amici e di una coppia in crisi. Nel 1974 è la volta del mediometraggio Come parli frate?, una rilettura de I promessi sposi che presenterà alle Giornate del Cinema, la contro-mostra di Venezia nel 1974. Poi, nel ’76 la svolta.

Roma, Nanni Moretti trasforma i Fori imperiali in un set: ancora riprese per “Il sol dell’avvenire”

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Io sono un autarchico resterà per mesi in cartellone al Movie Studio di Roma. Alla formazione del futuro cineasta contribuiscono le serate passate al Cineclub Roma Sud (Nanni ha preso casa nel quartiere Trieste della capitale), l’agonismo nella pallanuoto (dalla Lazio Nuoto spiccherà il volo fino alla Nazionale Juniores), la scoperta della politica. Con Io sono un autarchico nasce il suo alter-ego da lui stesso interpretato: quel Michele Apicella (il cognome è della mamma Agata) a cui Moretti affiderà i suoi “eroici furori” e la sua graffiante ironia ben cinque volte fino a Palombella rossa del 1989.

Il circuito ufficiale

Il biglietto da visita del felice esordio gli permetterà nel 1978 di approdare al circuito ufficiale con Ecce Bombo grazie al fiuto del produttore indipendente Mario Gallo. Girato insieme agli amici Paolo Zaccagnini (indimenticabile critico musicale), Fabio Traversa (attore caratterista), Piero Galletti (compagno di studi) ma anche con professionisti noti come Lina Sastri e Glauco Mauri, il movie diventerà l’evento dell’anno, approderà in concorso al competition di Cannes, guadagnerà due miliardi di lire (oltre 6,8 milioni di euro al valore attuale), dieci volte il suo costo.

Nanni Moretti a Che tempo che fa: “Una serie television? Può darsi, perché no”

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Le invettive

Cominciano in quell’occasione le invettive del Moretti-ipercritico contro il cinema di consumo; la prima vittima è Alberto Sordi (“Rossi e neri tutti uguali? Ma che siamo in un movie di Alberto Sordi? Bravo! Bravo! Te lo meriti Alberto Sordi!), anticipato da un feroce attacco a Lina Wertmueller, che definì il collega regista “un cafone”.

Il casus belli fu la scena del movie Io sono un autarchico, in cui Fabio Traversa annuncia a Moretti l’offerta della cattedra di cinema alla regista fatta dall’Università di Berkeley. Appresa la notizia, il suo Michele Apicella, che detesta Pasqualino Settebellezze e gli altri movie di Wertmuller, espelle bava bluastra dalla bocca.

La politica

Fra i bersagli di Nanni Moretti c’è anche la politica, a partire proprio dalla parte che gli è più vicina: “D’Alema, di’ qualcosa di sinistra” evocava in Aprile di fronte alla television, quando si accorgeva che nel confronto televisivo con Berlusconi, Fini, Bossi e Dini il segretario nazionale del Partito Democratico della Sinistra e presidente del Consiglio stava soccombendo vittima della sua stessa dialettica. “D’Alema, di’ soltanto una cosa. Anche non di sinistra. Una cosa di civiltà”.

Nanni Moretti: “Colto e ironico: ecco il mio Battiato”

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In piazza

Un appello che da ironico si sarebbe fatto disperato, quando sempre Moretti (stavolta a piazza Navona, febbraio 2002) rivolgendosi ai dirigenti dell’allora Partito Democratico di Sinistra disse “mi dispiace ma fin quando alla guida di questo partito ci sarà la burocrazia alle mie spalle, noi non vinceremo mai”.

Poi i girotondi in piazza e le critiche a Berlusconi con Il caimano, uscito il 24 marzo 2006. Un movie che attira attenzione e curiosità accresciute dal fatto che da lì a sedici giorni, gli italiani avrebbero votato alle politiche più accese nella storia repubblicana, con un testa a testa sempre più serrato fra la Casa delle Libertà, coalizione scale back da cinque anni di governo e l’Unione, alleanza di centro-sinistra nata dalle ceneri dell’Ulivo. Vinse l’Unione.

“Ma comunque ha già vinto: Berlusconi vent’anni fa, trent’anni fa, con le sue televisioni ci ha cambiato la testa, hai capito?

L’ultimo Bersaglio

Infine è toccato al mondo Netflix essere preso di mira da Moretti, nel Sol dell’avvenire. Cercando finanziamenti per il movie, il suo personaggio, il regista Giovanni (lo stesso Moretti), accompagnato dalla moglie produttrice (Margherita Purchase), ha un incontro con i dirigenti di Netflix che gli bocciano la sceneggiatura per motivi di ritmo. “Manca il momento ‘what the fuck’, arriva tardi il ‘plot time'” e altri tecnicismi messi alla berlina per far capire come sia tutto studiato a tavolino. “I nostri prodotti sono visti in 190 Paesi. In 190 Paesi. In 190 Paesi”, ripetono poi i dirigenti, un tema già irriso da Moretti in una precedente intervista.

Diciamo che con questo lavoro chiudo questa prima fase della mia carriera, a cui probabilmente seguirà la seconda di un’altra cinquantina d’anni e forse una terza…

La strada maestra: Cannes 

Ma per Moretti, la by way of maestra è sempre stata la strada di Cannes, con le eccezioni del terzo movie, Sogni d’oro con Laura Morante e Alessandro Haber che debutta alla Mostra di Venezia nel 1981 guadagnando il Gran Premio Speciale della Giuria, all’interno del quale si ritrova Apicella alle prese con il movie La mamma di Freud e con una serie di conseguenze che lo faranno apparire più antipatico e asociale che mai.

Poi La messa è finita (Orso d’argento a Berlino) e Palombella rossa (di nuovo a Venezia, ma fuori concorso). Quest’ultimo movie segna l’ultima apparizione di Michele Apicella e prende a pretesto la pallanuoto per parlare della crisi della sinistra italiana e portare avanti discorsi e temi già iniziati dieci anni prima.

Come parla? Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!

Moretti racconta Nanni

Caro diario (1993) rappresenta la svolta, per il prestigioso premio alla regia vinto a Cannes, ma soprattutto del fatto che, per la prima volta, il protagonista non è più un personaggio immaginario ma è semplicemente Nanni Moretti, in tutti e tre gli episodi di cui è composto il movie: In vespa, Isole e Medici. Con le sue scene cult, come il girovagare per Roma a Ferragosto con la Vespa, per finire nel luogo dove hanno ammazzato Pier Paolo Pasolini. Neppure una parola, solo andare, verso Lido di Ostia, inondati dalla musica del primo movimento del Koln Live performance di Keith Jarrett.

Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d’accordo con una minoranza

“Eccezione Moretti”

Da Caro diario in poi sarà sempre sulla Croisette, per un totale di nove partecipazioni benedette dalla famosa “eccezione Moretti” che gli consente – caso raro per il Competition di Cannes – di far uscire i suoi movie mesi prima della première in Costa Azzurra. Sempre Cannes gli darà la Palma d’oro nel 2001 con La stanza del figlio.

Ma è la “prima volta” a essergli rimasta incisa nella memoria: “Ricordo – ha confessato di recente – che avevo una giacca gialla a quadretti, non c’erano tappeti rossi, passerelle, la proiezione fu nel vecchio Palazzo, sul lungomare dalla parte degli alberghi, non c’period l’obbligo del vestito da sera, ero con qualche attore come Fabio Traversa, Paolo Zaccagnini, quello che ricordo bene period la totale inconsapevolezza che ci accompagnava”.

Tornerà poi – tra un movie e l’altro – in smoking e con cipiglio severo per presiedere la giuria nel 2012, lo stesso anno in cui avrebbe avuto la Legion d’onore del governo francese. Francia e Italia sono certamente le due nazioni che l’hanno adottato, specie dopo la Palma d’oro per La stanza del figlio nel 2001.

Toronto e New York, Locarno e Londra

I grandi competition del mondo ne hanno festeggiato la grandezza e l’unicità. Instancabile e militante, dagli anni 90 in poi si è spesso distinto con lavori documentari di grande impatto (due per tutti La cosa e Aprile), ha suscitato polemiche per le sue prese di posizione (sullo schermo con Il caimano, nelle piazze con i “girotondi”) contro il berlusconismo e l’avvento delle Destre al potere. E poi immaginare l’inimmaginabile, un Papa che abdica al suo ruolo, in Habemus Papam, uscito nel 2011 e rivelatosi profetico.

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L’altro Moretti

Nel 1987 fonda con l’amico Angelo Barbagallo la Sacher Movie con cui produrrà gli esordi di Carlo Mazzacurati e Daniele Luchetti. Nel ’90 aprirà la sala d’essai Nuovo Sacher a due passi da Trastevere, il cinema destinato a ospitare il meglio della produzione indipendente da Riff Raff di Ken Loach a Shut Up di Abbas Kiarostami (a cui dedicherà un celebre cortometraggio nel 1996, Il giorno della prima di Shut Up).

In tutto questo Moretti è riuscito anche a concedersi incursioni come attore: nel movie Il portaborse (1991) di Daniele Luchetti, Caos calmo (2008) di Antonello Grimaldi e Il colibrì (2022) di Francesca Archibugi. Ha prodotto lavori di Mimmo Calopresti, Velia Santella, fino al recente Las leonas di Isabel Achava e Chiara Bondi presentato alle Giornate degli autori nel 2022.

Tra i movie della maturità che lo collocano di diritto nell’olimpo del cinema italiano, oltre ai già citati Caro diario e l’intenso Habemus Papam con Michel Piccoli, c’è anche il dolcissimo Mia madre (2015) con Margherita Purchase vincitrice del David di Donatello.

Il nuovo debutto

E ora il debutto più atteso, Moretti “prova” il teatro dirigendo due atti unici di Natalia Ginzburg, Dialogo e Fragola e panna. Con Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi. Prima nazionale al Carignano di Torino il 9 ottobre.

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